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La storia della casetta rossa sul Canal Grande: da studio di Canova a dimora di D'Annunzio

Anche detta "casina delle rose", il palazzo veneziano, realizzato dall’architetto Domenico Rupolo, nasconde diversi aneddoti sulla vita di grandi personaggi della storia italiana

Avete mai notato una casetta rossa che si affaccia sul Canal Grande di Venezia sulla sponda opposta a quella del museo Peggy Guggenheim? Proprio di fronte alla facciata acquea di palazzo Venier dei Leoni, infatti, c'è un piccolo palazzo di colore rosso chiamato, appunto, casetta rossa o casina delle rose. Qual è la sua storia? Oggi vogliamo raccontarvela perché, come sempre, Venezia è in grado di regalarci infiniti aneddoti sul suo passato e quello di questa piccola dimora sul Canal Grande riguarda personaggi di spicco dell'arte e della letteratura italiana. Ma entriamo nel vivo della storia facendo un passo indietro nel tempo per scoprire a quando risale questo piccolo tesoro di storia e cultura italiana e per mano di chi venne fatta costruire in uno dei punti più belli della città lagunare.

Da catapecchia a salotto di artisti e grandi personalità della cultura 

La storia di questo piccolo edificio risale alla fine del XIX secolo quando il principe austriaco, nonché antiquario, Fritz Hohenlohe-Waldenburg insieme alla moglie Zina, tra i maggiori esponenti dell'aristocrazia della Belle Époque, acquistò un piccolo terreno sul Canal Grande dove c'erano solo una vecchia catapecchia e un giardino. Il palazzo, così come lo conosciamo oggi, venne fatto costruire, perché diventasse dimora dello stesso principe, dall'architetto Domenico Rupolo. Hohenlohe-Waldenburg e la moglie vi abitarono fino allo scoppio della prima guerra mondiale e furono proprio loro a direzionare l'architetto nella costruzione di un edificio che si discostava molto dalle sue opere celebri ma anche dai palazzi veneziani dell'epoca. Dopo che il principe lasciò l'abitazione, questa casetta divenne un punto di riferimento per le personalità di spicco del mondo dell'arte e della cultura come ad esempio il barone Giorgio Franchetti, il conte Giuseppe Primoli, il pittore Mariano Fortuny y Madrazo, il poeta Henri De Regnier, Rainer Maria Rilke, Hugo von Hofmannsthal, Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio. 

Il luogo dove naque Dedalo e Icaro di Canova e dove abitò D'annunzio 

Secondo alcune fonti quella casetta rossa, che una volta era una piccola catapecchia disabitata, fu per un breve periodo lo studio di un giovanissimo Antonio Canova. Fu proprio in questo luogo, infatti, che il celebre scultore realizzò, prima di partire per Roma, alcune delle sue prime opere tra cui il famosissimo capolavoro Dedalo e Icaro del 1779 che oggi si trova al Museo Correr di Venezia. Oltre ad aver permesso la creazione di una delle opere d'arte più apprezzate di sempre, questa piccola casetta sul Canal Grande fu anche dimora di Gabriele D'annunzio. Lo stesso scrittore abruzzese, infatti, ne parla in Il Fuoco, descrivendola come "Deliziosa [...] piccola, quasi una casa di bambola. Tutta rossa di fuori". Il poeta lasciò la casa nel 1918 piantando un albero di melograno nel giardino, pianta che D'annunzio amava moltissimo (spesso la citava nei suoi romanzi) e che è ancora presente nel piccolo giardino della casetta rossa. Si narra, inoltre, che la contessa Anna Morosini, tra le tante amanti di D'annunzio abitando nel complesso Morosini (palazzo Da Mula Morosini e Palazzo Centani Morosini) di fronte alla casetta rossa dove abitava lo scrittore, di notte, era solita attraversare il Canal Grande per incontrare il suo amante e poi tornare indietro senza che la sua relazione clandestina potesse essere notata da occhi indiscreti.

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