rotate-mobile
social

Quando sono arrivate le maschere a Venezia?

Quando è arrivato in città questo travestimento e come si è evoluto negli anni fino a diventare il simbolo del Carnevale

È iniziato da poco il Carnevale di Venezia, il periodo dedicato a una delle feste più amate dai veneziani che trasforma la città in un teatro a cielo aperto di colori, maschere e tanto divertimento. Ma perché ci si traveste a Carnevale? Quando sono arrivate, a Venezia, le maschere e qual era il loro uso principale? Colorate, decorate, semplici o più estrose, le maschere vengono associate quasi esclusivamente a questo periodo dell’anno ma a Venezia, questi particolari oggetti ornamentali sono strettamente legati alla tradizione artigianale dei mascareri e il loro uso è cambiato negli anni assumendo significati e importanze diverse. 

Quando sono arrivate le maschere a Venezia?

Il fascino delle maschere conquista Venezia già dal lontano 1200 quando iniziano a vedersi i primi travestimenti tra le calli della città. A portare questo nuovo costume a Venezia furono le donne di Costantinopoli che erano solite girare per la città con il viso coperto da una maschera, un modo di vestire che colpì subito tutti, nello specifico l’allora doge Enrico Dandolo che mise in evidenza questa particolarità raccontando aneddoti sull’uso curioso di questi travestimenti da parte delle donne provenienti dalla Città d’Oro. Amate e odiate, le maschere sono sempre stato argomento di dibattito a Venezia.

È solo nel XV secolo, però, che viene ufficialmente riconosciuto dalla Serenissima il mestiere dei mascareri, gli artigiani specializzati nella realizzazione di maschere di cartapesta. Questo artigianato, tramandato di generazione in generazione, faceva capo al mestiere dei pittori ed era legato al lavoro dei targheri che imprimevano sullo stucco dei volti dipinti. Insieme, questi due mestieri, costituivano una delle professioni più antiche di Venezia che dal 10 aprile 1436 si dotò anche di una mariegola che ne regolamentava il lavoro.  

Le maschere, realizzate in cartapesta e adornate da pietre preziose, colori e tessuti, diventarono da subito sinonimo di libertà d’espressione, trasgressione alle regole della Repubblica Serenissima, gioco, festa e possibilità di diventare chiunque si volesse. L’uso di questo travestimento, però, venne limitato con una legge specifica del 1268 in determinate occasioni, escludendo il Carnevale e altre feste ufficiali della città. Era proibito l’uso delle maschere durante il cosiddetto gioco de l’ova che vedeva uomini lanciare uova riempite con acqua di rose alle dame che passeggiavano in città. Non ci si poteva mascherare a Venezia neanche nei giorni che precedevano il Natale o la Pasqua e non ci si poteva coprire il volto all’interno delle case da gioco o dei luoghi sacri.  Unica eccezione era per le ragazze a cui, dal 1776, venne concesso di mascherarsi tutte le volte che andavano a teatro.  

Nel XVIII secolo l’uso delle maschere a Venezia era molto diffuso con una richiesta talmente elevata che si arrivò alla creazione di nuove botteghe di mascareri e proprio nel 1773 si contavano, in città, ben 12 botteghe dove venivano create le maschere in cartapesta e 31 mascareri.  

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Quando sono arrivate le maschere a Venezia?

VeneziaToday è in caricamento