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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Le donne che a Venezia hanno fatto convivere il laicismo con la vita monastica

Il racconto della vita di queste figure femminili che hanno saputo conciliare due modi di vivere lontani ma non per questo inavvicinabili

Oggi vogliamo fare un tuffo nella Venezia passato e raccontare la storia di alcune donne poco note ma che hanno saputo far convivere due modus vivendi apparentemente inconciliabili: la vita monastica con l'essere laici e quindi distaccati da qualsiasi confessione religiosa. Di chi stiamo parlando? Loro si chiamavano pizzocchere e questa è la loro storia.

La storia delle pizzocchere

Monache ma senza prendere voti, dagli abiti religiosi ma dislegate da qualsiasi religione, le pizzocchere, o pinzochere, erano delle donne veneziane, per lo più vedove o prostitute pentite che sceglievano la vita ritirata nel monastero, forse per auto punizione, auto riflessione o per dedicarsi agli altri nel momento in cui restavano senza nessuno, indossavano abiti monacali e osservavano anche alcune regole di svariati ordini religiosi ma restavano ferme nelle loro credenze laiche. Perché si chiamavano così? Il termine pizzocchera deriva dal nome dell'abito che queste donne erano solite indossare, denominato così in riferimento al tessuto con cui era stato fabbricato, cioè la lana grezza di colore grigio realizzata con la tessitura di lana bianca mista a lana nera. Queste donne vivevano sia ospitate dalle famiglie nobili, ospizi e ospedaletti che in alcune case destinate loro "amore dei", cioè gratuitamente e il loro compito all'interno del monastero era, nello specifico, quello di accudire gli ammalati, accompagnare i defunti ma anche cantare ai matrimoni e curare gli altari delle chiese veneziane. Si trattava di donne spesso criticate e considerate popolarmente ficcanaso o ingannevoli ma le pizzocchere erano semplicemente persone che sceglievano di donare il proprio tempo per aiutare i poveri o i bisognosi e, per questo, coraggiose, infatti, nel 1727, furono riconosciute ufficialmente dalla Repubblica della Serenissima. 

La corte delle pizzocchere

Ancora oggi esiste la corte dedicata a queste veneziane a metà tra monachesimo e laicismo situata vicino alla chiesa dell'Angelo Raffaele nel sestiere di Dorsoduro. Proprio in questa chiesa, infatti, c'era un vecchio monastero, non di clausura, che ospitava la maggior parte di pizzocchere presenti in città, detto anche Ca' grande proprio per il numero elevato di queste donne che vivevano al suo interno. Un'altra corte delle pizzocchere si trova vicino a campo Santo Stefano e, questa volta, fa riferimento a un'antica casa patrizia, della famiglia Da Lezze, che le ospitava nel diciottesimo secolo. 

A volte, sembra che bisogna scegliere per forza un'unica strada, un unico credo e un unico modo di vivere ma, come ci insegnano le pizzocchere, si possono anche mettere insieme concetti apparentemente incongruenti e lontani tra loro e non per questo si diventa persone peggiori. 

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