Ragioni, per parlare di "Riviera" dopo l'8 luglio, ce n'erano eccome
L'8 luglio scorso, un tornado classificato "F4" (in una scala di 5) ha seminato morte, terrore e distruzione in Riviera del Brenta.
La "stampa" ha scientificamente evitato la notizia, tranne qualche raro caso locale, o liquidando velocemente la cosa con un "tromba d'aria a Venezia".
Da vero adoratore della Riviera; da cittadino che si preoccupa della facilità con cui dall'oggi al domani si possa perdere tutto e trovarsi completamente dimenticati, trovo che l'assenza delle informazioni del caso nuocciano per vari, seri problemi, quanto il tornado stesso alla Riviera.Ditemi se concordate con me.
Parenti, amici, simpatizzanti lontani
Che nutra una vera passione per la Riviera del Brenta, l'ho già detto. Che ci abbia abitato vicino per anni e per anni lavorato/bazzicato all'interno lo dico ora. Ma, ahimè, le cose cambiano e ora vivo a ca. 250 km. Nel paese in cui abito, in Lombardia, NESSUNO sapeva nulla, né l'8, né il 9 e manco il 15 luglio. Io ho la fortuna di usare la rete per informarmi, ma mi sono chiesto: quanti come me, che risiedono lontani da quella che sentono parte viva della loro terra, non hanno potuto contribuire; intervenire; supportare, magari anche economicamente, chi in Riviera abita?
Quanti dei turisti, italiani e stranieri, che hanno amato la Riviera, non hanno potuto dare sostegno perché non informati?
La storia della Riviera
Quanti, anche dei residenti, conoscono davvero la storia della Riviera? Perché i ricchi veneziani venissero qui a costruire le loro ville? Perché i francesi prima, gli austriaci dopo, abbiano fatto di tutto per impossessarsene prima e stabilirvisi poi? Certo, la bellezza disarmante delle anse baciate dai salici. Ma che dire dei terreni fertili? Della prossimità a Venezia, o del Brenta che, sfociando a Fusina, permetteva di trasportare merci fin dentro la terraferma?
E quanti sanno che ben prima che i romani tracciassero le classiche strade a graticolo (licenza mia), il corso del Brenta era esattamente quello che oggi chiamiamo "Canal Grande", a Venezia?
Ok, non è fondamentale, forse, sapere come siamo diventati ciò che siamo, ma che occasione per riscoprire la storia della terra che calpestiamo.
Turismo e "schei"
Se la nota precedente ha valenza forse più che altro folkloristica, che dire del fatto che 40 milioni di turisti visitano ogni anno Venezia e pochissimi passano poi per la Riviera? Che effetto farebbe un servizio al telegiornale serale che parlasse di Villa Fini, ma che mostrasse lo splendore del Naviglio del Brenta e delle altre ville? E che nei giorni a seguire parlasse della ricostruzione, del tentativo di riportare tutto all'antico splendore e magari poi del lavoro fatto, dimostrando come la natura si fosse accanita e di come mani operose abbiano rimediato? O, che parlassero del sostegno di gente estranea alla zona colpita, degli immigrati che nei giorni di riposo si prodigavano sotto il sole a 40°?
Cosa succederebbe, dal punto di vista dell'economia, se la Riviera venisse scoperta da turisti, magari adeguatamente introdotti per non congestionare le strade, i quali si fermassero per un caffè, per un prodotto dell'artigianato locale o per un paio di scarpe finalmente fatte come Dio comanda?
Sta di fatto che lo Stato se ne è fregato. Pare che dei 230 milioni necessari a ripristinare tutto com'era, al netto delle pene dell'anima, darà solo il 20%. E un'altra occasione è andata persa per far sapere al mondo che non puoi dire di aver visto i posti più belli e affascinanti del mondo se non sei, almeno, passato di qua.