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La storia della Festa della Sensa, quando Venezia sposa il suo mare

Quando nasce e qual è il significato di una delle feste più importanti della tradizione veneziana chiamata anche "sposalizio del mare"

Oggi, 21 maggio 2023, è la Festa della Sensa, una delle più antiche e sentite celebrazioni della storia di Venezia che celebra il forte legame tra la città e il suo mare. Anche nota come "Sposalizio del Mare", questa festività, tipica del periodo della Serenissima, cade nel giorno dell'Ascensione di Cristo, (che in dialetto veneziano è, appunto, detta "sensa") e prevede la cerimonio dello sposalizio tra Venezia e il suo mare con un rito che, in passato, coinvolgeva il Doge che, vestito con un mantellod'oro con il bavero di ermelino, la sottana azzurra, le calze rosse, il corno e i calzari d'oro insieme a uno stuolo di vogatori, musici e imbarcazioni al suo seguito, celebrava, gettando un anello nelle acque della laguna, il matrimonio tra la città di Venezia e il mare. Ma perché a Venezia si festeggia la Sensa e quali sono le tradizioni legate a questa festività che dal passato è ancora viva ai giorni nostri? Scopriamolo insieme. 

Perché a Venezia si festeggia la Sensa?

Sono due gli eventi importanti che vengono celebrati durante la Festa della Sensa: il primo, quando il 9 maggio dell’anno 1000 il doge Pietro II Orseolo soccorse le popolazioni della Dalmazia minacciate dagli Slavi; il secondo, quando nell’anno 1177, sotto il doge Sebastiano Ziani, Papa Alessandro III e l’imperatore Federico Barbarossa stipularono a Venezia il trattato di pace che pose fine alla diatriba secolare tra Papato e Impero. All’inizio, il rito era celebrativo, religioso e scaramantico insieme, solo per propiziarsi la tranquillità del mare, e contemplava una cerimonia semplice, con la visita del Doge al mare e la benedizione delle acque dell’Adriatico. Su questo rito preesistente si è innestato poi lo sposalizio del mare e da allora Venezia celebra il suo dominio sul mare gettando tra le acque un anello d’oro in un matrimonio mistico che si rinnova ogni anno alle parole “Despondemus te, mare, in signum veri er perpetui domini”.

Come si celebrava, in passato, lo sposalizio del mare

Secondo le ricostruzioni storiche, la cerimonia della Sensa iniziava con una messa nel monastero di Sant’Elena, dopodiché il vescovo di Castello saliva sullo sfarzoso Bucintoro con un recipiente ripieno di acqua benedetta, un vaso con del sale e un ramo di ulivo che fungeva da aspersorio. L’acqua benedetta veniva versata in mare e solo allora il Serenissimo Doge lanciava l’anello tra le onde. Il vescovo e il doge sbarcavano al Lido e lì si formava una processione religiosa che si dirigeva verso la chiesa di San Nicolò. 

Il tradizionale mercato della Sensa

Dal 1300 circa, in occasione della Sensa, venne istituito un mercato che via via acquisì sempre maggiore importanza. Il mercato della Sensa durava 15 giorni, si svolgeva in Piazza San Marco e vedeva esporre commercianti ma anche artisti. Grande era l’afflusso di stranieri che si recavano a Venezia per acquistare le merci che la città importava dall’Oriente: sete e drappi ma anche prodotti tipicamente veneziani, come oggetti in vetro e specchi. La fiera aveva un giro di affari talmente elevato che fu sospesa solo in pochissime occasioni: per l’elezione del doge Andrea Gritti nel 1523, oppure a causa delle pestilenze (nel 1498, nel 1530 e nel 1575). In Piazza San Marco le moltissime bancarelle erano dapprima collocate disordinatamente, ma col passare degli anni il mercato si strutturò con costruzioni lignee addossate l’una all’altra. Nel 1777 venne realizzata una struttura architettonica vera e propria, un apparato a pianta ellittica, interamente ligneo e dipinto, con statue a coronamento dei quattro ingressi che si aprivano verso la basilica, le Procuratorie Nuove, la chiesa di San Geminiano e le Procuratorie Vecchie, un apparato che costò 57.088 ducati, una cifra enorme in un momento difficile per l’economia veneziana. Nell’arco interno venivano ospitate 52 botteghe e in quello esterno altre 50, illuminate di notte per mezzo di 200 lampioni di cristallo alimentati ad olio. Anche questa preziosa costruzione subì la stessa sorte del Bucintoro e nel 1797 fu data alle fiamme.

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