Mirano ha una medaglia d'oro olimpica: il quartetto dell'inseguimento segna un nuovo record mondiale
Francesco Lamon ha lanciato la rincorsa all'oro, conclusa dalla "freccia" Filippo Ganna
L'Italia corre più veloce di tutti ancora una volta in pista, questa volta sulle due ruote. Il quartetto dell'inseguimento, guidato da uno stratosferico Filippo Ganna, batte la Danimarca, favorita della vigilia, all'Izu Velodrome di Tokyo, infrangendo per la seconda volta il record del mondo (dopo averlo già fatto ieri, contro la Nuova Zelanda). Sul gradino più alto del podio salgono il campione del mondo a cronometro in carica, ma anche Francesco Lamon di Mirano, Simone Consonni e Jonathan Milan.
La partenza, lanciata proprio da Lamon, porta le frecce azzurre avanti al chilometro di un'unghia, 220 millesimi di secondo che a quelle velocità sono però già qualcosa: si va attorno ai 67-68 orari. Hansen, Madsen, Larsen e Pedersen mettono il turbo, dimezzano il divario ai 2000 metri e quando passano i 3000 sono avanti di quasi più di un secondo: 867 millesimi in meno al chilometro 3 e poi a salire 1''3 subito dopo. L'inseguimento a squadre esige di guardare al cronometro spaccando il millesimo di secondo, ma tutta l'Italia fissa gli occhi solo su Ganna, velocista penalizzato a questi Giochi dal percorso della crono su strada. Lui riscrive la storia della velocità, mangia secondi e morde i talloni ai danesi. E quando sui lati opposti i due quartetti tagliano il traguardo, esplode la gioia azzurra: 3 minuti, 42 secondi e 32 millesimi, solo 166 millesimi di secondo in meno dei danesi. È anche record del mondo, un decimo e mezzo di secondo meno di quello azzurro di ieri.