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La Reyer rimane con la testa a Venezia, pesante sconfitta con Pesaro

Gli orogranata perdono nel quarto di finale di Coppa Italia contro la Scavolini per 90 a 70. Gli uomini di Mazzon non sono mai riusciti a entrare in partita, totalizzando 19 palle perse

Spesso i primi quarti la Reyer Venezia li ha affrontati col freno a mano tirato. Altrettanto spesso però gli orogranata, col carattere e con la grinta prima che con la tecnica, sono riusciti a rimettere in carreggiata le partite per poi giocarsele punto a punto. Stavolta no. La Final Eight di Coppa Italia finisce ancora prima di poterne assaporare il fascino per la squadra veneziana, annichilita da Pesaro per 90 a 70, la quale ha trovato comunque la "partita perfetta". Soprattutto dal punto di vista difensivo. La squadra marchigiana è stata assatanata sui palloni vaganti e chirurgica nel bloccare gli ingranaggi più pericolosi dell'attacco reyerino. Primo tra tutti il pick and roll, arma spesso devastante per Young e compagni. Oggi non un fattore.

Ha pesato fin dall'inizio, e molto, la "coperta corta" nel reparto lunghi. Assente Tommaso Fantoni per l'ernia al disco che lo terrà fuori un mese abbondante, Andrea Mazzon decide di schierare nel quintetto titolare Daniele Magro e Guido Rosselli. "Una scelta obbligata - spiega l'allenatore a fine partita - volendo sfruttare Bryan come arma tattica pronta a entrare dalla panchina e avendo Young che non è stato bene e si è allenato solo una volta in venti giorni non si poteva fare altrimenti".

 

Pronti via e gli orogranata sono subito sotto, con Jumaine Jones che predica pallacanestro e Pesaro che trova punti facili sotto canestro. Schiacciate e lay up sono già troppi a metà primo quarto. La palla pesarese gira veloce e Venezia non riesce a sopperire con la sua solita voglia. "Siamo stati troppo timidi - commenta Mazzon - non abbiamo giocato con la nostra solita spensieratezza. Avevamo una cappa d'ansia determinata dalla volontà di dimostrare qualcosa. Ma noi non dobbiamo dimostrare niente a nessuno". Una squadra contratta e un'altra che si scrolla di dosso le paure e inizia a giocare sul velluto. Già alla prima sirena la partita appare segnata, con il punteggio che recita 25 a 17 per la Scavolini. Ma non sono i punti a preoccupare. E' l'atteggiamento di una squadra senza mordente e molto caotica in attacco. Ciò genera palle perse e contropiedi degli avversari.

 

Lydeka e Cusin, i centroni avversari, nel secondo quarto continuano a mettere i loro corpaccioni nel pitturato e prendere falli a favore, spesso segnando pure il canestro e andando in lunetta per il tiro libero supplementare. Neanche il pressing di fine secondo quarto e la zona 3-2 di Mazzon riescono a cambiare l'inerzia della partita. Qualche canestro di Szymon Szewczyk e di Tim Bowers mantengono in linea di galleggiamento gli orogranata. Ma è un'illusione. Sulla sirena il punteggio è 48 a 34 per i pesaresi, con Meini che negli ultimi secondi perde una palla dalle mani sanguinosa che poi finisce a Bryan. A sua volta il centro americano commette infrazione di passi. E' l'azione simbolo di una squadra nervosa anche nelle piccole cose.

Nel terzo quarto Pesaro dilaga. Non c'è più partita. I time out di coach Mazzon non sortiscono alcun effetto e neanche Clark, l'ultima speranza veneziana, riesce a lasciare il segno. Anzi. Dopo i trenta e passa punti contro Cantù quella di stasera è stata una delle peggiori esibizioni del piccolo statunitense. Giocatore tanto di striscia quanto discontinuo. Il parziale di fine quarto parla chiaro: 78 a 52 e sogni orogranata infranti. Daniele Cavaliero, non certo un tiratore mortifero, a fil di sirena segna una tripla da distanza siderale. La retina non si muove neppure. Quando piove grandina.

Il quarto finale non esiste, non si è giocato. Con le squadre a trascinarsi qua e là per il campo. Importanti gli ultimi minuti concessi ad Alberto Causin, capitano se ce n'è uno, a dimostrazione della considerazione che Mazzon nutre per questo giocatore. Una segnalazione doverosa anche per Guido Meini. Il suo mattoncino lo ha portato anche stavolta giocando senza paura. Tutti i suoi compagni, invece, ampiamente sotto la sufficienza. "Abbiamo preso schiacciate su errori puerili - conclude Mazzon - passato tiri che avremmo dovuto prendere. Dispiace uscire da questa manifestazione. Ma ora pensiamo al presente. Tra nove giorni ci sarà ancora Pesaro da affrontare, e questa volta dimostreremo di avere imparato la lezione".

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