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Giovedì, 25 Aprile 2024
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A un'impiegata che vive sola riescono a propinare un set di 24 pentole da 3mila euro

Una signora mestrina, grazie all'intervento dell'associazione Adico, è riuscita a ottenere indietro un assegno da 1.500 euro. Era stata indotta a firmare con un probabile raggiro

Si era rivolta ad Adico disperata, dopo aver acquistato, senza volerlo, un set di 24 pentole e una macchina per il pavimento per un importo totale di 3mila euro, metà dei quali già versati tramite un assegno. Ora, dopo l’intervento dell’associazione che ha contestato all’azienda “l’inesistenza di una volontà a contrarre”, una impiegata mestrina è uscita dall’incubo di una “mazzata” economica per l’acquisto di prodotti non voluti e ha ricevuto indietro anche l’assegno da 1.500 euro. 

E’ una storia a lieto fine quella che vede come protagonisti venditori porta a porta molto “grintosi” e, secondo l'associazione, poco trasparenti e persone, in particolare casalinghe, che firmano contratti presentati come semplici cataloghi pubblicitari. "Tramite l’ufficio legale di Adico, tutte le “vittime” che si sono rivolte a noi perché beffate da una delle tante aziende di vendita porta a porta hanno ottenuto il recesso del contratto anche ben oltre i 14 termini canonici definiti per legge - dichiara l'associazione - In questo caso, però, la situazione dell’impiegata era molto più complessa, perché la nostra socia aveva sborsato un assegno da 1.500 euro, metà dell’importo richiesto – sottolinea Carlo Garofolini, presidente dell’associazione – e l’altra metà doveva essere saldata entro giovedì 4 febbraio. Noi abbiamo contestato l’inesistenza di una volontà a contrarre, visto che il venditore, come succede sempre, ha fatto firmare il contratto spiegando che era solo una formalità, una firma su un depliant pubblicitario. Di conseguenza abbiamo rilevato l’inesistenza e la nullità del contratto invocando l’annullamento per vizio del consenso”. 

Qualche giorno fa l'azienda ha risposto positivamente alla richiesta di Adico, annullando il contratto e restituendo quanto versato dall’impiegata mestrina. “Abbiamo affrontato decine di vicende molto simili l’una all’altra – conclude Garofolini -. Persone che si hanno acquistato involontariamente prodotti non richiesti e non necessari, come il set da 24 pentole che, onestamente, per una donna che vive da sola sembrano un po’ troppe. In tutti i casi affrontati finora, però, le vittime, pur minacciate dall’azienda, non avevano sborsato nulla. In questo caso, invece, siamo riusciti a recuperare anche l’assegno già versato”. 

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