Antica Posta, «rudere da abbattere» ma vincolato. Pd: «Pasticcio del Ptrc»
I consiglieri regionali dem Pigozzo e Zottis presentano un emendamento per correggere «l'errore nel piano territoriale regionale di coordinamento». A febbraio
L'antica Posta nel cuore di Mestre, «bene inserito tra quelli da tutelare, secondo una delibera di giunta è un rudere da abbattere -. Colpa, affermano il consigliere del regionale del Pd Bruno Pigozzo e la vice capogruppo dem Francesca Zottis - dei pasticci del Piano territoriale regionale di coordinamento (Ptrc). Questa struttura risulta essere un rudere pericolante destinato alla demolizione, è già messo nero su bianco. Siamo di fronte - concludono Zottis e Pigozzo - all’ennesima stortura di un piano che, nonostante un percorso lungo 11 anni, contiene numerose falle».
I comitati
«È parte della storia della città, va salvata». Appena passato Natale scorso fu il comitato Mestre Mia a far sapere di aver lanciato una petizione rivolta al sindaco Brugnaro contro l'abbattimento dell'antica Posta di piazza Barche, immobile foderato e inutilizzato per decenni accanto al centro commerciale. L'edificio, chiamato «rudere Ferrari» (dal nome della vecchia proprietà), in base a un accordo di programma tra proprietario, che dovrebbe essere l'Immobiliare turistica srl di Scorzè, e il pubblico, diventerebbe un palazzo di 7 piani. Molti gruppi cittadini aderirono alla petizione: Amico Albero, il comitato Forte Gazzera, l'associazione ex Umberto I, il Centro studi storici di Mestre, il Gruppo 25 Aprile, l'Ecoistituto del Veneto, Italia Nostra, il Presidio di Mestre e terraferma, l'Istituto nazionale Castelli d'Italia, portando avanti la battagia in sua difesa. «Nostro obiettivo non è interferire con la proprietà - dissero - ma fermare l'abbattimento e realizzare un restauro conservativo».
Il vincolo
«Abbiamo già presentato l’emendamento per rimediare a questo errore - dicono Pigozzo e Zottis -. È incomprensibile tanta leggerezza. Il Ptrc in approvazione prevede un elenco di edifici di valore storico definiti ‘Architetture del Novecento’ inseriti nel ‘Documento per la valorizzazione del paesaggio veneto’ per cui è esclusa la demolizione se non in casi eccezionali - spiegano i due ripercorrendo l’iter - Ma l’ex palazzo delle Poste era già stato escluso con una delibera di giunta del 28 settembre 2015, con una variante ad hoc. Possibile che la mano destra non sappia ciò che scrive la sinistra? Un’esclusione - proseguono - fatta in fretta e furia per dar seguito all’Accordo di programma per la riqualificazione urbana della zona della stazione di Mestre, di cui peraltro non si trova traccia negli elenchi ufficiali, in un primo tempo era stato bloccato proprio per il vincolo architettonico. È incredibile come il Ptrc da una parte non garantisca la tutela di aree di pregio, consentendo interventi impattanti, dall’altra mantenga ancora dei vincoli su un edificio cadente e in procinto di essere demolito. Dopo quasi cinque milioni di spesa, i veneti meritavano un lavoro più accurato».
L'interrogazione
Emerge che già a febbraio 2020 la consigliera comunale del M5S Sara Visman aveva depositato un'interrogazione. «Richiesta di dichiarazione di interesse culturale dell’antica Posta da parte della Soprintendenza archeologica e paesaggistica di Venezia - è il titolo dell'atto di Visman - L'edificio è un immobile storico che ha subito nel tempo varie trasformazioni ma è anche portatore di un grande valore identitario per la città di Mestre. Il comitato Salviamo l’antica Posta ha avviato una campagna di sensibilizzazione e di coinvolgimento territoriale (sono state raccolte più di 2000 firme attraverso una petizione on-line). I dati storici e urbanistici raccolti in una relazione dettagliata di 41 pagine presentata dal Comitato cittadino, hanno lo scopo di far riconoscere il valore storico dell’immobile. Ritenuto che sia dovere civico approfondire quanto è stato portato all’attenzione del Comune e della Soprintendenza, si chiede al sindaco che è anche assessore alla Cultura se ci sia la volontà da parte dell’amministrazione di approfondire questa questione». Il sindaco durante alcune occasioni ufficiose ha fatto capire di non ritenere la cosa degna di interesse.