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Spaccio di droga, retata dei carabinieri: sei arresti, 2 chili e mezzo di eroina sequestrata

Il blitz del Nucleo operativo nelle prime ore di mercoledì a Mestre, con cani ed elicottero. Disarticolata una banda tunisina molto attiva nel veneziano. Sullo sfondo un efferato omicidio

Una banda che negli anni era riuscita a radicarsi sul territorio, specializzandosi soprattutto nello spaccio di eroina. Dodici le misure cautelari di cui sette in carcere. Sei gli arresti effettivi. Questi i numeri dell'operazione "Return 2", che ha messo nel mirino un sodalizio che lucrava vendendo eroina spesso di pessima qualità, con tutte le ripercussioni del caso. Tant'è, loro continuavano come niente fosse, noncuranti delle conseguenze per la salute dei clienti. Tanto loro nel tempo si erano talmente "fidelizzati" che seguivano gli spacciatori tra Mestre e Marghera, quando si rendeva necessario muoversi per evitare i controlli delle forze dell'ordine. L'operazione si è conclusa alle prime luci dell'alba di mercoledì con il blitz del nucleo operativo dei carabinieri e l’appoggio "dal basso" di unità cinofile e "dall'alto" di un elicottero: si tratta di undici tunisini e un italiano, un sodalizio attivo da tempo sul territorio e ora scardinato fino ai vertici. A capo un 40enne, T.A., che non disdegnava tenere le redini della banda incutendo paura.

Le indagini sono scattate dalle frequenti segnalazioni di una consistente attività di spaccio di eroina nelle periferie di Mestre: grazie a servizi di osservazione e pedinamento, oltre che intercettazioni telefoniche e ambientali, i carabinieri sono riusciti a risalire all'identità di tutti i componenti della banda, rivelandone i passaggi, i rapporti di forza, la struttura piramidale. Un'organizzazione in grado di muovere chili di eroina ogni settimana, con guadagni che arrivavano anche a decine di migliaia di euro in un solo mese. Il loro punto di riferimento erano alcuni immobili abbandonati vicino all'area del Panorama e della Nave de Vero a Marghera. Ma anche piazza  Emmer e  via Brunacci. Alla bisogna, però, "migravano" a Mestre o a Quarto d'Altino. Contattando gli acquirenti via telefono.

Pensavano così di evitare guai, ma non sapevano che i carabinieri erano riusciti a posizionare alcune "cimici" all'interno delle loro auto. Anche i loro telefoni erano sotto controllo. E' stato grazie alle intercettazioni se i militari sono riusciti a far luce sull'intera piramide criminale. Delineando con chiarezza anche i contorni di un efferato omicidio: il 7 settembre 2014, infatti, uno delle persone finite nell'inchiesta uccise Amidi Aymen. O meglio, il giovane morì tre mesi più tardi in un letto d'ospedale, a causa delle ferite riportate durante l'aggressione. Si trattò di un regolamento di conti: la vittima rubò dell'eroina all'altro spacciatore, di un livello gerarchico superiore, e per questo motivo il suo occhio venne trafitto con un pezzo di legno acuminato. Gravi le ripercussioni al cervello, che a distanza di alcune settimane causarono il decesso del ragazzo (DETTAGLI).

I pusher, particolarmente cauti, non esitavano a mandare a monte importanti cessioni al minimo sospetto che rappresentanti delle forze dell'ordine potessero aggirarsi in zona. Molto variegata la clientela, in maggioranza italiana e composta da imprenditori, studenti, disoccupati, alcuni provenienti da fuori provincia. Oltre che i "tossicodipendenti". Molti di loro oltretutto ignoravano la pessima qualità dello stupefacente, che veniva tagliato con sostanze tossiche come l'ammoniaca, o addirittura con polvere ricavata dai mattoni: in alcune intercettazioni erano gli stessi pusher ad ammetterlo e a lamentarsene.

Nel corso delle attività investigative sono stati sequestrati circa due chili e mezzo di eroina, oltre che ingenti quantitativi di cocaina e diverse migliaia di euro. Arrestate in flagranza per spaccio di stupefacenti sette persone (sei, tra cui l'italiano, si trovano in carcere, mentre il settimo non è ancora stato trovato), e denunciate altre tre per lo stesso reato. Il cittadino italiano è S.R., 40enne di Dolo. Al pari di altri tre complici, si occupava di approvigionarsi dell'eroina nella zona della stazione ferroviaria di Padova. Era un "corriere". Al termine di un suo viaggio nei mesi scorsi venne fermato fuori dal casello autostradale, con il "carico". Inevitabili le manette. Dopodiché, al termine delle indagini, è scattata l'ordinanza di custodia cautelare anche nei suoi confronti. Gli altri tunisini arrestati, sia pure senza fissa dimora, erano oramai stabili sul nostro territorio. Alcuni di loro avevano intrecciato anche relazioni affettive con ragazze italiane, diventando sempre più stabili nel sottobosco criminale della città. Fino al blitz dei carabinieri di mercoledì mattina.

PARLA IL CAPITANO DELLA COMPAGNIA DEI CARABINIERI DI MESTRE ANTONIO BISOGNO

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