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Pienone all'assemblea sulle Popolari: "Veneto Banca in Borsa a metà giugno"

L'annuncio giovedì mattina dell'ad dell'istituto, Cristiano Carrus: "Entro il 10 aprile nuovo Cda, poi a maggio approvazione del bilancio e definizione del valore dei titoli"

La sala era piena, come pieno di incognite è il futuro per le banche popolari venete. Partecipata assemblea giovedì mattina all'albergo Novotel di Mestre organizzata dalla Fisac Cgil Veneto e dalla Cgil regionale su un argomento che ha tenuto banco (e col fiato sospeso) migliaia di correntisti: la crisi che ha colpito il sistema del credito territoriale, con, tra le altre cose, la trasformazione di Veneto Banca in società per azione. Un passaggio epocale, sull'onda anche delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto l'istituto al pari della Banca Popolare di Vicenza.

All'incontro erano presenti gli amministratori delegati di Veneto Banca e Banco Popolare, Cristiano Carrus e Pier Francesco Saviotti, il presidente di Banco Popolare di Vicenza, Stefano Dolcetta, il capo segreteria del ministro dell'Economia, Fabrizio Pagani, il professore di Ca' Foscari, Guido Mantovani, la segretaria generale della Cgil del Veneto, Elena Di Gregorio, il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale.

Fin da subito i riflettori si sono concentrati sul passaggio a spa di Veneto Banca. L'amministratore delegato dell'istituto Carrus ha svelato la "road map" che porterà la banca a essere quotata in borsa: l'esordio a piazza Affari dovrebbe essere fissato per metà giugno, prima dell'estate. Ciò a scanso di ritardi burocratici. La strada, infatti, è ancora lunga. Entro il 10 aprile dovrebbe essere definito il nuovo Cda, dopodiché, entro i primi di maggio, dovrebbe tenersi l'assemblea decisiva per l'approvazione del bilancio. Si tratta di passaggi obbligati prima dello sbarco in Borsa. Tra il 20 e il 25 maggio, infine, sarà stabilita la forchetta di oscillazione del valore dei titoli in borsa. A breve, dunque, il futuro dei soci di Veneto Banca sarà più chiaro. 

Rimangono però diverse incognite, che vedono la Cgil in prima linea nel chiedere che le Popolari rimangano legate a doppio filo con il territorio: "Volevamo riflettere su ciò che è accaduto nel recente passato e su qual è la prospettiva su cui lavorare tutti insieme - ha spiegato la segretaria generale della Cgil del Veneto, Elena Di Gregorio - Le nostre imprese si caratterizzano per una forte dipendenza dal credito bancario, quindi le ripercussioni su questi istituti di credito riguardano tutti. Ciò ci preoccupa. Anche perché la trasformazione delle Popolari in società per azioni secondo noi è avvenuta troppo repentinamente, esponendoci al rischio di acquisizioni di realtà terze. Serve mantenere il legame con il territorio, elemento di tutela del risparmio delle famiglie". Sullo sfondo anche le possibili aggregazioni che potrebbero interessare il sistema del credito nazionale. 

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