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"Rapisce" il figlio dalla comunità, la fuga della madre si ferma a Mestre

Sabato sera un gruppetto di nomadi è stato bloccato dalla polfer alla stazione di Mestre. Tra questi c'era un 13enne sparito 24 ore prima da Trieste

Con lui non avrebbe più dovuto avere nulla a che fare. Invece ha deciso di "rapirlo" dalla comunità per minori in cui si trovava e di portarlo via. Lontano dagli assistenti sociali e dei giudici che le avevano tolto la patria potestà nei confronti di un 13enne di origini serbe affidato a una associazione specializzata di Trieste.

La decisione venerdì scorso, con il conseguente trasferimento del ragazzino nella struttura protetta. Passano appena 24 ore, però, e la madre si fa coraggio: assieme a un'altra figlia raggiunge la comunità per minori e "preleva" il 13enne, nonostante la legge fosse contro di lei. Dopodiché la fuga, che si è conclusa sabato sera a Mestre con l'epilogo peggiore per coloro che stavano scappando dalle sentenze del giudice.

A un certo punto gli agenti della polizia ferroviaria sono intervenuti per controllare un gruppetto di persone formato da tre donne, un ragazzino e due bimbe piccole. Tutti di origini dell'Est Europa. Camminavano in maniera sospetta tra i vari binari della stazione ferroviaria, finché tutti non sono stati identificati, nonostante nessuno avesse un documento da esibire. Al termine degli accertamenti la verità è dunque saltata subito fuori: quello non era un gruppo "stanziale". O meglio, il giorno precedente almeno due donne non si trovavano in laguna, bensì nel capoluogo giuliano per prelevare della comunità il figlio 13enne, trattenuto negli uffici della polfer finché non è stata trovata una struttura di accoglienza idonea in cui accompagnarlo.

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