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Martedì, 16 Aprile 2024
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I buoni delle Poste si rivelano "ancora più buoni", due mestrini vincono in Tribunale

Lo dichiara l'associazione Adico: "Un iscritto aveva versato un milione di lire e avanzava circa 17 mila euro, l’altro 2 milioni di lire, che adesso sono lievitati a 36 mila euro"

"Dopo una lunga e complessa battaglia combattuta a suon di diffide e di tentativi di mediazione attraverso l'arbitro bancario, abbiamo raggiunto due storici risultati sul delicato fronte dei buoni fruttiferi postali". A dichiararlo è Adico, associazione mestrina a difesa dei consumatori. Il Tribunale di Venezia, in due differenti sentenze, ha di recente accolto il ricorso con decreto ingiuntivo presentato dall’ufficio legale di Adico.

In entrambe le posizioni i giudici avrebbero intimato alle Poste il pagamento di quanto maturato con i buoni fruttiferi da due rispamiatori mestrini: in un caso l’importo sarebbe di 17mila euro, in un altro di 36mila euro. "Abbiamo deciso di ricorrere al Tribunale dopo aver tentato in più modi di trovare una soluzione con le Poste -  spiega Carlo Garofolini, presidente dell’Adico, in una nota -. Tramite il nostro sportello “debiti e crediti” abbiamo evidenziato la presenza da parte dei due nostri soci di un titolo di credito certo, esigibile, e liquido, da qui la possibilità di presentare due decreti ingiuntivi che sono stati accolti dai giudici con sentenze importantissime.  In pratica, molti possessori di tali titoli, al momento della riscossione, hanno ricevuto da Poste Italiane somme decisamente inferiori rispetto a quella teoricamente maturate grazie ai tassi di interesse indicati nel retro degli stessi buoni”.

Nei due ricorsi accolti dal Tribunale, i soci dell’Adico avevano sottoscritto i buoni trent’anni fa (dopo 30 anni non si maturano più interessi e se passano altri cinque anni il credito si prescrive). Un iscritto aveva versato un milione di vecchie lire e avanzava circa 17 mila euro, l’altro 2 milioni di lire, che adesso sono lievitati a 36 mila euro. “Le Poste – continua Garofolini - rifacendosi a una non meglio specificata manovra governativa che avrebbe modificato i tassi di interesse, voleva rimborsare la metà di quelle cifre. Grazie all’intervento del nostro ufficio legale, il credito vantato dai nostri iscritti è stato sancito in modo inequivocabile".

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