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Spunta la cella in centro a Mestre: "Entrate e pensate di starci anni"

"Cella in piazza" sabato in piazzetta Coin. Un'iniziativa della Camera penale di Venezia per denunciare le condizioni di vita dei detenuti

A prima vista può sembrare una baita. Invece no. E' una cella. Perché le mura di legno nel carcere di Santa Maria Maggiore non esistono, e nemmeno le sbarre rosse. Ci sono le "bocche di cane", quindi la luce entra molto meno. E muri al posto del legno. Ma questo è il problema minore. Il problema è che sei costretto a vivere in uno spazio da due metri e mezzo per cinque circa con altri tre detenuti. Di fronte a questo tutto passa in secondo piano.

Almeno secondo la Camera Penale di Venezia, che sabato ha piazzato un "fac simile" di una cella in piazzetta Coin a Mestre. Per far provare "l'effetto che fa" ai passanti. A decine si sono fermati, più di quanti si aspettassero gli stessi organizzatori. Per mettere il naso dentro, per entrare sia pure in maniera simulata all'interno di ambienti il più delle volte inaccessibili. "Qui dentro i carcerati ci stanno fino a venti ore al giorno - spiega Anna Maria Marin, della Camera Penale - Qualcuno ci ha chiesto perché non escono per lavorare. Io dico magari. Magari ci fosse un progetto imprenditoriale che punti al recupero dei detenuti".

La cella "itinerante" ha già fatto tappa in diverse città italiane, tra cui Padova e Verona. Proprio nel carcere scaligero di Montorio, infatti, è stata costruita dai carcerati. Per cercare di diffondere la propria richiesta di condizioni di vita migliori. Il 5 ottobre scorso la casa circondariale di Santa Maria Maggiore ospitava 298 detenuti, per una capienza di 161 posti, mentre tra il 2011 e il 2012 sono state 105 le persone che hanno deciso di togliersi la vita dietro le sbarre in Italia. "Se vuoi conoscere un Paese visitane le prigioni", recita il volantino del'iniziativa, prendendo a prestito una frase di Voltaire.

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