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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Sciopero di Poste Italiane, corteo a Mestre: "No alla privatizzazione, difendiamo il futuro"

La manifestazione, prevista per l'intera giornata di venerdì, partirà alle 9 dagli uffici postali di via Torino, e si snoderà poi fino alla sede regionale dell'azienda.

Manifestazioni diffuse in tutte le regioni d'Italia. Sono quelle organizzate dalle segreterie nazionali Slp-Cisl, Slc-Cgil, Failp-Cisal, Confasal.com e Ugl-Com, dopo aver proclamato lo sciopero generale in Poste Italiane per l'intera gionata di venerdì. A Mestre, sede del corteo veneto, confluiranno dipendenti dell'azienda da tutte le province della Regione. La partenza è prevista alle 9 da via Torino, dalla sede centrale delle poste della città, poi il "serpentone" si snoderà fino alla direzione regionale. Inutile dire che ci saranno disagi in tutti gli uffici della Città Metropolitana, con la garanzia di servizi minimi alla cittadinanza.

LE RAGIONI DELLO SCIOPERO - La decisione del Consiglio dei Ministri di quotare in Borsa un ulteriore 29,7% e il conferimento a Cassa Depositi e Prestiti del rimanente 35% del capitale, con l’uscita definitiva del Ministero dell’Economia dall’azionariato, muta completamente gli assetti societari e il controllo pubblico in Poste Italiane. Una decisione assunta a breve distanza dal primo collocamento azionario di oltre il 30% effettuato ad ottobre 2015. "Una privatizzazione che ha il solo fine fare cassa e recuperare qualche miliardo di euro per incidere in quantità insignificante sul debito pubblico, - spiegano i sindacati - ma che non tiene in considerazione il ruolo sociale svolto da Poste Italiane sull’intero territorio. Già ora si assiste ai reiterati interventi di chiusura degli uffici postali nelle zone più disagiate e al recapito della corrispondenza a giorni alterni, scelta contestata recentemente dal Parlamento Europeo, compromettendo qualità del servizio offerto e la garanzia del servizio universale".

Le segreterie nazionali di categoria ritengono estremamente grave e antieconomica l’intera operazione di dismissione da parte dello Stato, in considerazione che dal 2002 ad oggi Poste Italiane ha sempre avuto bilanci positivi e ha versato consistenti dividendi al Ministero del Tesoro, azionista di riferimento. E la ritengono grave - fanno sapere - a maggior ragione per il ruolo infrastrutturale strategico di Poste Italiane, "che solo il Governo può sfruttare a vantaggio del sistema economico del Paese e con i dovuti e necessari investimenti".

"Una privatizzazione totale di Poste Italiane - si legge in una nota congiunta - mette in discussione non solo anni di sacrificio e di lavoro dei dipendenti profusi per darle una dimensione d’impresa tra le più importanti in Italia, ma anche il futuro svolgimento del servizio universale, l’unitarietà dell’azienda e la sua tenuta occupazionale. Le segreterie nazionali sull’intera vicenda contestano l’assenza di un dibattito pubblico e l’assoluta indifferenza dei mezzi di comunicazione, mentre la privatizzazione di Poste Italiane necessita di grande attenzione".

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