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Gli fracassa la testa con un martello, ma la vittima lo disarma: in manette

Il tentato omicidio verso le 18 in un appartamento in via Querini a Mestre. L'aggressore, 35enne, è scappato calandosi dal sesto piano del palazzo. A tradirlo il cellulare. L'arresto nella notte

Non fosse stato per la reazione della vittima designata, che con le ultime forze è riuscita a disarmare il suo aggressore, ora con ogni probabilità i giornali parlerebbero di un misterioso omicidio di un 45enne mestrino trovato con la testa fracassata nel suo appartamento del centro. Un caso, lo ammettono gli stessi inquirenti, che sarebbe stato di difficile soluzione.

Niente di tutto ciò. Perché il 45enne, residente al sesto piano di un palazzo in via Querini, dopo essere stato ricoverato una notte in prognosi riservata per la frattura del cranio quest'oggi è stato già dimesso. E chi ha tentato di ucciderlo (forse a scopo di rapina), Ben Kamel Mansour, 35enne senza fissa dimora di origine tunisina, è finito in manette verso le 3.30 di stanotte in via Don Tosatto, mentre si trovava in bicicletta assieme a un connazionale.

I due protagonisti della vicenda si erano conosciuti qualche giorno fa. Nasce un'amicizia, che porta il 45enne mestrino a non nutrire dubbi in quel 35enne, tanto da ospitarlo in casa sua, dove vive da solo, per una visita di cortesia. Poi l'aggressione. Inaspettata. Una volta che l'inquilino si è girato di spalle, infatti, il 35enne ha brandito un martello che nascondeva sotto i vestiti, il cui manico era stato accorciato per favorirne l'occultamento, e ha colpito in mezzo al cranio il suo interlocutore, che ha sentito le ossa della testa fratturarsi e il sangue colargli davanti agli occhi.

Ben Mansour non intendeva smettere. Voleva uccidere. Avvicinandosi alla sua vittima per sferrare altri colpi, non s'aspettava che il 45enne, corpulento, alto un metro e ottanta, dieci centimetri circa più di lui, reagisse disarmandolo e bloccandolo. Con il capo sanguinante, e le ultime forze rimaste, il padrone di casa è riuscito a spingere in terrazzino il suo carnefice chiudendolo fuori.

Poi la chiamata d'aiuto alla questura, grazie ad alcuni condomini. Vistosi braccato, con le sirene della Volanti che si avvicinavano sempre più, Kamel Mansour ha deciso di tentare il tutto per tutto. Sotto gli occhi degli agenti, tenendosi con le braccia e dondolandosi, è riuscito a saltare dal sesto piano a quello sottostante, poi, partendo da quindici metri d'altezza, è sceso dalla grondaia fino a terra. Fuggendo a piedi. Un minimo errore di calcolo e si sarebbe sfracellato ai piedi del palazzo.

Agli inquirenti l'aggredito, prima del suo ricovero, riesce però a spiegare che il suo "ospite" l'aveva conosciuto pochi giorni prima, con il nome di "Anis", e si erano sentiti via cellulare. E' la traccia fondamentale che permetterà di chiudere in poche ore la vicenda. L'utenza viene messa sotto osservazione, nonostante vi fosse il fondato sospetto che il fuggitivo si fosse disfatto del telefono per non lasciare tracce dei suoi spostamenti. E per molte ore, infatti, il cellulare risulta spento. Almeno fino a notte fonda, quando inizia di nuovo a inviare segnali: prima a Marocco, poi sul Terraglio, infine in via Don Tosatto.

Gli investigatori hanno la descrizione del ricercato (un metro e settanta, magro, asciutto) e, soprattutto, conoscono un particolare: il ricercato si sposta sempre in bicicletta. Per questo quando gli agenti si trovano in via Don Tosatto hanno gioco facile a individuare Ben Mansour, pluripregiudicato che ha scontato anche due anni e mezzo di carcere per spaccio d'eroina, in compagnia di un connazionale. I due tentano di fuggire ma vengono subito bloccati.

 

Sulla maglietta bianca del 35enne erano ancora evidenti delle macchie di sangue e visibili erano anche delle ferite da difesa sugli avambracci e nell'interno coscia (frutto di alcuni calci sferrati dall'aggredito). Di più. Il cellulare "incriminato" era in suo possesso e salvato in memoria c'era proprio il numero del 45enne mestrino, le cui condizioni nel frattempo miglioravano, rendendo possibile un riconoscimento alla presenza delle forze dell'ordine. Anche l'ispettore delle Volanti che ha assistito alla "discesa spericolata" dal sesto piano non ha avuto dubbi: era lui.

Incastrato dagli indizi a suo carico, a Ben Mansour non è rimasto altro che confessare nella notte. Ora si trova in carcere, dovrà rispondere dell'accusa di tentato omicidio aggravato a scopo di rapina. Da un controllo delle impronte risulta che il 35enne abbia sfruttato numerosi alias. Suoi movimenti erano stati registrati in passato in via Piave, in zona stazione, in via Cavallotti e in corso del Popolo.

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