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Martedì, 23 Aprile 2024
Mestre

Cinquant'anni di Legge speciale, nel giorno del compleanno di Venezia un dibattito

Organizzato dalla Fondazione Gianni Pellicani il 25 marzo. «Dopo mezzo secolo, qual è il bilancio? Quali sono i risultati raggiunti e gli effetti prodotti? A che punto è il dossier Venezia?»

Cinquant'anni di Legge speciale. Mezzo secolo dall’approvazione della prima che risale al 6 aprile 1973. Una tappa storica per la città che arrivava martoriata dall’alluvione del 1966. Nel giorno del compleanno di Venezia, sabato 25 marzo, la Fondazione Gianni Pellicani organizza una giornata di studio sul tema, in Auditorium M9, a partire dalle 10. Sarà un’occasione per una riflessione a tutto campo su Venezia, per valutare gli effetti prodotti dalla legge e per evidenziarne le criticità e i fallimenti.

La Legge speciale

Scrissero nero su bianco i legislatori del secolo scorso che “la salvaguardia di Venezia e della sua laguna è un problema di preminente interesse nazionale”. E aggiunsero che “la Repubblica ne assicura la vitalità socio-economica”. Che significa anzitutto tenere assieme salvaguardia e sviluppo, un binomio con i quali la città fa conti da secoli che rappresenta l’obiettivo ultimo della legge. Ma l’obiettivo è stato raggiunto? Dopo 50 anni qual è il bilancio? Quali sono i risultati raggiunti e gli effetti prodotti? A che punto è il dossier Venezia? Che comprende tutti i problemi della città, e vuol dire parlare di conservazione della città, di ambiente e cambiamenti climatici, di emergenza casa, di cultura, e naturalmente di economia, del futuro del porto, che vuol dire ragionare anzitutto di turismo.

Limiti e criticità

Da anni si parla di riformare e aggiornare la Legge speciale rivedendo il rapporto tra Stato centrale e autonomie locali e sperimentando forme di federalismo fiscale in città per dare continuità ai finanziamenti. Solo con un flusso di risorse adeguato si potrà riconoscere concretamente la specialità di una città unica al mondo. A conclusione della prima commissione d’indagine sui problemi di Venezia, istituita alla Camera tra il 91 e il ‘92, trent’anni fa, si parlò esplicitamente di fallimento della legge in relazione agli obiettivi.

In cinquant’anni la città, sotto il profilo della conservazione e della manutenzione dei monumenti e degli edifici è certamente migliorata, sono state realizzate tra mille polemiche e critiche le barriere alle bocche di porto, sono stati spesi miliardi di euro lasciando solo spiccioli per la città. Gli effetti del Mose andranno ora misurati nel tempo soprattutto in relazione ai cambiamenti climatici. Ma restano tanti problemi che la legge non ha risolto. Basti pensare al tema della monocoltura turistica, all’esodo inesorabile dalla città che è scesa sotto quota 50 mila abitanti, oppure al pieno funzionamento del Porto e all’equilibrio dell’ecosistema lagunare.

La governance di Venezia

Ma il primo fallimento della legge sta nel tema della governance della città, in particolare della laguna, che la legge speciale non è riuscita a sciogliere. È rimasto pressoché intatto il problema della frammentazione di competenze, della conflittualità tra i vari soggetti in campo. Avrebbe dovuto risolverlo in prima battuta la nascita del Comitatone, l’organismo presieduto dal presidente del Consiglio e del quale fanno parte tutti i soggetti pubblici a vario titolo interessati ai problemi di Venezia, in realtà non ha mai raggiunto lo scopo, rivelandosi un organo pletorico e limitandosi a diventare luogo di ratifica di decisioni già prese, quasi sempre a Roma, e sede di ripartizione dei fondi della Legge speciale.

Le mappe allegate rappresentano l’una il quadro attuale dei soggetti coinvolti nella governance di Venezia e l’altra quando entrerà in funzione l’Autorità per la Laguna. 

Mappa 1-2
La prima mappa, relativa alla situazione odierna, mostra in modo plastico le ragioni del fallimento della governance. Più di quaranta soggetti interessati a vario titolo che finiscono per rendere impraticabile qualsiasi decisione. Non è stata un’impresa semplice la ricostruzione della mappa, che sarebbe stata impossibile senza l’occhio attento degli uffici del Provveditorato ai Lavori Pubblici. 

Certamente, lo spacchettamento, la polverizzazione di competenze, ha impedito per decenni di assumere decisioni vitali per la città. È per il conflitto tra enti, per i veti incrociati tra istituzioni pubbliche, in particolare tra i ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture che tutto è fermo. Basti pensare al protocollo fanghi che da 30 anni attende l’aggiornamento.

Mappa 2-3

Per questo nel 2020 con il decreto Agosto è nata l’Autorità per Laguna, giustamente rinominata alla fine della scorsa legislatura Nuovo Magistrato alle Acque, recuperando il nome della più antica istituzione veneziana, che però dopo quasi tre anni è sempre di là da venire. Ma basterà per risolvere il problema? Sarà sufficiente a risolvere il cronico conflitto di competenze tra la miriade di soggetti coinvolti nelle scelte che riguardano la città e in particolare la laguna? Molto dipenderà dal grado di autorevolezza e dall’autonomia che riuscirà ad assumere il nuovo organismo.

Venezia è sempre stata considerata la città perfetta, un miracolo dell'ingegno umano. Perfetta per le sue dimensioni, perfetta nel rapporto equilibrato con la natura e il paesaggio. Ma l’equilibrio, frutto sempre dell’intelligenza umana, oggi sembra essersi spezzato. Venezia è chiamata ancora una volta a rinnovarsi e reinventarsi per coniugare sostenibilità e bellezza.
 

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