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Mestre Bissuola / Via Amerigo Vespucci, 13

"Sono stata io", clamorosa svolta: la Lazzarini confessa l'omicidio Pamio

La donna in carcere per il delitto Vianello ha detto di essere colpevole anche del fatto di sangue del 2012 in viale Vespucci. Diversi elementi coinciderebbero: tra l'altro entrambe le vittime erano amiche di sua madre. A incastrare la 52enne anche i risultati del test del Dna

"Sì, sono stata io". Clamorosa svolta per uno dei delitti che avevano destato maggiore scalpore a Mestre negli ultimi anni. A proferire queste parole al termine di un lungo interrogatorio è stata Susanna Lazzarini, che è già in carcere per l'omicidio di Francesca Vianello, l'81enne uccisa nel suo appartamento di corso del Popolo poco prima di Natale dell'anno scorso. Ora agli inquirenti la Lazzarini ha confessato anche l'omicidio di Lida Taffi Pamio, la 87enne uccisa nella sua abitazione di viale Vespucci il 20 dicembre 2012. Era sempre periodo natalizio, faceva freddo. L'anziana, ben voluta da tutti, venne raggiunta da diverse coltellate. Venne strangolata con un cavo del decoder e colpita più volte. Una furia cieca. In carcere per quel delitto, fino a mercoledì pomeriggio, era finita Monica Busetto, condannata a 24 anni e mezzo di reclusione. Nell'appartamento della Busetto venne trovata una collanina della vittima, con tracce epiteliali della donna. Quella fu la prova "regina" del processo.

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Adesso tutto è stato scompaginato dalle parole di Susanna Lazzarini. Il processo nei confronti dell'inserviente del Fatebenefratelli continua, ma l'imputata dal 2 marzo non è più reclusa in carcere. Su decisione della corte d'assise d'appello è sottoposta all'obbligo di dimora e all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Si procede, almeno per ora, per omicidio "in concorso".

IL FIGLIO DELLA LAZZARINI: "ALLORA C'ENTRI QUALCOSA ANCHE CON QUELL'OMICIDIO?"

LE DUE COMPAGNE DI CELLA FINO A POCO PRIMA DELL'INTERROGATORIO

GLI ELEMENTI CHE HANNO PORTATO ALLA CONDANNA DELLA BUSETTO

"Stiamo andando a prendere la nostra assistita - dichiara il suo avvocato difensore, Alessandro Doglioni, con il collega Stefano Busetto - Abbiamo ricevuto comunicazioni ufficiali da poco". Erano le 15.30. La Busetto è uscita dalla Giudecca intorno alle 17 di mercoledì, senza mostrare reazioni particolari. La svolta nel momento in cui il Dna di Susanna Lazzarini è entrato nella banca dati della polizia scientifica: è risultato coincidente con una traccia biologica lasciata nell'appartamento di Lida Taffi Pamio. A quel punto la Lazzarini è stata interrogata nella notte tra il 24 e 25 febbraio, una settimana fa. Un interrogatorio fiume durato 12 ore (dalle 17 del pomeriggio alle 5 del mattino seguente) al termine del quale la donna, detta "Milly", ha reso la sua confessione: "Sì, sono stata io". Parole simili le avrebbe riferite anche al figlio, mercoledì nel primo pomeriggio. Il colloquio in carcere avrebbe quindi accelerato i tempi delle indagini, condotte dalla squadra mobile. Sull'interrogatorio, già programmato prima del faccia a faccia con il figlio, c'è però ancora molto da chiarire: secondo l'avvocato della Lazzarini, Mariarosa Cozza, ci sono dei punti ancora non precisi. In ogni caso secondo il legale quelle parole rese al termine di un interrogatorio fiume non scagionerebbero la Busetto ("si procede in concorso", sottolinea); di parere diverso il legale dell'inserviente, secondo cui sarebbero emersi elementi in grado di scagionare la sua assistita. La Lazzarini e la Busetto, oltretutto, sono state compagne di cella fino al giorno dell'interrogatorio, "e i giornali si leggono anche in cella", sottolinea l'avvocato Cozza, alludendo ad alcuni articoli usciti nei giorni seguenti al fermo della Lazzarini. La situazione, dunque, appare alquanto fluida, anche perché continuano le indagini disposte d'iniziativa dalla Procura. Il Dna, però, lascia pochi dubbi: "Milly" nell'appartamento di Lida Taffi Pamio c'era. Quella traccia biologica la collocherebbe lì al momento del delitto.

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LE INDAGINI SCATTATE DA DNA E DA INCONGRUENZE NELLE DEPOSIZIONI

Numerosi gli elementi che mettono in collegamento i due omicidi, perpetrati a distanza di quattro anni: il fatto che la presunta colpevole conoscesse entrambe le vittime perché tutte e due erano amiche di vecchia data dell'anziana madre; le modalità, dato che la prima fu strangolata con un cavo del decoder e la seconda con un cordino; e poi le circostanze, perché entrambi gli omicidi sono avvenuti in appartamento e durante il periodo natalizio. La Lazzarini non avrebbe spiegato il movente del primo delitto. Nel frattempo, comunque, continua il processo della Corte d’Assise d'Appello nei confronti della Busetto (la difesa aveva chiesto per lei l'assoluzione, il magistrato Lucia D'Alessandro in primo grado aveva proposto l'ergastolo): gli elementi a suo carico permangono, anche se adesso può uscire dal carcere. Restano l'obbligo di dimora nel Comune di Venezia e l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. E quello sguardo stranito nel momento in cui ha raggiunto quella barca che l'avrebbe portata lontano dal carcere della Giudecca.

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