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Giovedì, 25 Aprile 2024
Mestre Marghera / Via della Stazione

Baby gang e violenze, i bengalesi in marcia: "Sicurezza per tutti" VIDEO

Il rappresentante della comunità, Syed: "Domenica vengano anche i candidati sindaco. Questi giovani ci colpiscono perché siamo più deboli"

"Sono due anni che chiediamo risultati per difenderci dalle aggressioni delle baby gang, ma per ora non ce ne sono stati". A parlare è Kamrul Syed, il rappresentante della comunità bengalese di Venezia, che per lanciare un segnale forte di "presenza" ha deciso di organizzare per domenica una manifestazione per le strade di Mestre. "Una marcia aperta a tutti i cittadini - sottolinea - perché la sicurezza è un patrimonio di tutti. Desideriamo che il nostro futuro diventi un prato pieno di fiori diversi".

La molla che ha indotto Syed a darsi da fare per far sì che parte dei 7mila bengalesi che gravitano sulla città (tra laguna e terraferma) inizino ad alzare la voce sono stati i ripetuti episodi di aggressioni e violenze da parte di giovanissimi. Delle baby gang che col passare dei mesi hanno alzato il tiro, e che in alcuni casi hanno dato vita a delle vere e proprie rapine o pestaggi: "Ci attaccano perché siamo forse più deboli. Perché piuttosto che rispondere alle provocazioni abbassiamo la testa - commenta Syed - noi non vogliamo lo schema violenza contro violenza. Nessuno deve farsi giustizia da sé, il corteo di domenica sarà la nostra risposta pacifica".

Una manifestazione aperta a tutta la cittadinanza che inizierà alle 17 di fronte alla stazione di Mestre per poi attraversare via Piave, via Carducci, via Rosa e piazza Barche. Per poi concludersi in piazzetta Coin. "Proprio perché è un'iniziativa aperta a tutti lanciamo un appello anche ai candidati sindaco. Marciate con noi. Il futuro di questa città sarà nelle loro mani - continua il rappresentante bengalese - Saremo circa un migliaio". L'invito dunque è già arrivato, ma per ora l'associazionismo cittadino latita: "Chi vorrà venire è il benvenuto, la politica però vorremmo che rimanga fuori - continua Syed - Vogliamo che i nostri figli possano camminare tranquilli per strada, senza sentirsi sempre sotto pressione".

In diversi casi, infatti, a finire nel mirino delle baby gang sono stati coetanei presi di mira perché "isolati". Trentacinque gli episodi dal 2013 a oggi più gravi, un'enormità. E non tutti denunciati alle forze dell'ordine per paura o per difficoltà a farsi capire: "Il bullismo nelle scuole diventa più preoccupante alle scuole medie - spiega Syed - lì il numero dei casi aumenta. Poi, dopo il percorso di studi insieme, alle superiori tutto o quasi rientra. Fatto sta che contro queste aggressioni nulla è stato fatto. Chiediamo sicurezza per tutti. Per i nostri figli come per quelli degli altri genitori italiani. Anche perché il pericolo è che qualcuno possa farsi prendere la mano e decidere di fare da sé". La comunità bengalese, però, non vuole sentire parlare della parola "razzismo", così come non sopporta quella frase (bangla di m...) che spesso e sovente si sente proferire: "Questa non è una città razzista - conclude Syed - quando sono arrivato nel 1986 ho vissuto grossi problemi che ora fortunatamente non ci sono più. Chi ci prende di mira, però, lo fa perché forse siamo più deboli rispetto ad altri".

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