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Daniele e la gioia di donare il midollo: "So di avere salvato una persona, vorrei conoscerla"

Ventinove anni, di Trivignano: "In quel momento senti di aver fatto una cosa importante". E un invito a imitarlo: "La procedura non è invasiva né dolorosa". La sensazione impagabile

Quanti possono dire di avere letteralmente salvato la vita ad un'altra persona? Daniele, 29enne di Trivignano, è tra questi. Ha donato il midollo osseo esattamente nel momento in cui qualcun altro ne aveva bisogno per vincere la propria malattia, permettendogli (o permettendole) di guarire. L'emozione e la gioia che pervadono il mestrino per essersi reso protagonista di questo gesto sono palpabili. Viene voglia di provare qualcosa di simile: la buona notizia è che si può.

Sconosciuti, ma legati per la vita

"È qualcosa da raccontare - spiega - Un'esperienza appagante, perché sei conscio di poter salvare una vita. Anche se purtroppo non si può conoscere il ricevente, né avere informazioni su di lui: al massimo c'è la possibilità di scriversi delle lettere, che però devono rimanere rigorosamente anonime". Così la persona curata sa di avere qualcuno da ringraziare, ma non sa chi è. Una specie di angelo custode. Come funziona, esattamente? "La donazione comincia con una chiamata da parte del centro trasfusionale di Mestre - racconta Daniele - con cui ti informano che c'è una possibile compatibilità e ti invitano a fare un esame più approfondito". È solo il primo passo: in ogni momento, comunque, si può decidere di tornare indietro.

Donare una speranza

Per arrivare al dunque passano altri 40 giorni. "A quel punto ti viene comunicato che sei abile ed arruolato - continua - Se sei ancora convinto, vai avanti con i successivi step di esami, che si svolgono all'ospedale di Verona. Se anche quelli sono ok (niente di invasivo, solo dei normali controlli per verificare che sei in perfetta salute), allora vai alla donazione: questa si può svolgere o nel metodo ultimamente più utilizzato, cioè per aferesi (non molto diverso dalla donazione del sangue), oppure mediante il prelievo dalle creste iliache". E se qualcuno ha paura di farsi male?  "La procedura non è né invasiva né dolorosa - assicura il mestrino - ma estremamente importante, perché permette di salvare una vita, se tutto va bene. Quando arrivi lì senti di essere fondamentale, per quell'essere umano". Lo conferma Manuela Fossa, Admo Venezia. "Sfatiamo il falso mito che venga toccata la colonna vertebrale - precisa - Il prelievo avviene quasi sempre in aferesi da sangue periferico, poco più di una semplice donazione di sangue. Nella maggior parte dei casi dal braccio".

Admo Venezia

Tutte le informazioni per diventare donatori sono disponibili sul sito dell'Admo (admo.it); per la sede di Venezia-Mestre si può scrivere una mail ad admove@libero.it oppure chiamare il 339 764 7147.

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