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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Finiscono in galera i "fratelli dello spaccio" tra armi, minacce e usura

Quattro persone arrestate venerdì a Mestre per un giro di cocaina e marijuana da Venezia al Friuli. A Oriago un'auto zeppa di droga

Non esitavano a tirare fuori le armi se serviva. Perché i debiti andavano saldati, con le buone o con le cattive. Le indagini che hanno portato all'arresto nel giro di un anno di nove persone (quattro del "livello superiore" sono finite in manette venerdì sera) hanno sullo sfondo droga (tanta) e minacce imperniate su un giro di prestiti su cui poi veniva applicato un tasso da usura.

L'organizzazione che due fratelli kosovari e due sodàli albanesi erano riusciti a cementare negli ultimi mesi, infatti, aveva orizzonti molto larghi. La loro marijuana e la loro cocaina veniva smerciata dal centro storico fino a fuori provincia. Tra Pordenone e Sacile. I carabinieri della compagnia di Mestre mese dopo mese sono riusciti ad annodare i fili della banda, fino a riuscire a ottenere ordinanze di custodia cautelare per tutti e quattro gli spacciatori "principali". Nel corso delle indagini, infatti, erano stati fermate altre cinque persone. Erano dei sottoposti (quattro di origini magrebine e un albanese). La manovalanza che si muoveva quando c'era da vendere la "roba" per strada. I due fratelli kosovari (residenti in via Forte Marghera) e gli altri due arrestati avevano un accordo, per soddisfare meglio le richieste dei clienti.

I fratelli erano "forti" in fatto di cocaina, venduta tra Mestre e il centro storico. I due albanesi, invece, avevano possibilità di rifornirsi di marijuana. Erano punto di riferimento di una sessantina di clienti (tra fissi e saltuari) che si trovavano nel Trevigiano (sia nel capoluogo che a Mogliano Veneto dove c'era una base logistica della banda), nel Pordenonese, nel Veneto orientale e nel Miranese (specie Noale e Martellago). Che di "maria" ne avessero molta è stato chiaro a tutti quando in un'auto in disuso a Oriago (coperta da un telone) sono stati trovati 16,5 chili di stupefacente. Era lì la "riserva" da cui attingere. In tutto durante le indagini sono stati requisiti 20 chili tra marijuana e cocaina.

Ma a preoccupare erano soprattutto le minacce che hanno dovuto subire quanti hanno avuto a che fare con i quattro arrestati. In un caso i carabinieri hanno sventato una possibile aggressione nei confronti di un mestrino debitore. Per quelle migliaia di euro mancanti per una questione di cocaina i delinquenti avevano contattato la madre. Sul luogo dell'appuntamento "finale", però, c'erano anche i militari dell'Arma. Che hanno simulato un controllo stradale casuale per mandare tutto all'aria. Del resto i quattro avevano grande disponibilità di contante, potendo permettersi quindi di trasformarsi alla bisogna in usurai. In un caso un cliente si era visto prestare 5mila euro. Dopo cinque mesi si è visto chiedere indietro 8mila euro. Con i soliti "modi incisivi" dei due fratelli.

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