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Venerdì, 19 Aprile 2024
Mestre Carpenedo / viale Don Sturzo

Il commosso saluto di don Corrado al padre: "Perché. Perché Signore. Perché così"

Lunedì mattina i funerali di Alberico Cannizzaro, ucciso dieci giorni fa nella sua casa di Marghera. Decine di sacerdoti. Messaggio del patriarca

"Perché. Perché Signore. Perché così". Sono le parole rimbombate chissà quante volte nel cuore di don Corrado Cannizzaro. Domande cui forse non si troverà mai una risposta e che ha voluto condividere con i fedeli che lunedì mattina hanno riempito la chiesa di San Pietro Orseolo, in viale Don Orione a Mestre, in occasione dei funerali di Alberico Cannizzaro, il padre 79enne ucciso da un assassino per ora senza nome nella sua abitazione di piazzale Radaelli a Marghera. Dieci giorni fa.

Una sessantina i sacerdoti che hanno partecipato alle esequie in diverse forme, ma il toccante ultimo saluto è toccato ai due figli sacerdoti: don Corrado, che durante quel maledetto pomeriggio trovò il corpo senza vita del padre in cucina, e don Stefano. "Come un'ossessione queste parole mi tornano alla mente e i sentimenti sono diversi. A volte c'è dolore, altre speranza o rabbia. A volte solo silenzio - ha spiegato don Corrado durante l'omelia, commuovendosi a più riprese ricordando la figura gentile e altruista del padre, da tutti descritto come una persona di cuore - La frase che più torna nei discorsi è 'non ci sono parole'. Non c'è motivo perché una persona che ha fatto tanti sacrifici, e io li ho visti, e si è speso anima e corpo per gli altri, debba fare una fine così. La polizia sta lavorando. Forse ci diranno il 'come', ma non il perché. L'unica parola è quella del Signore, ma è difficile".

Un'intera comunità (la chiesa era talmente piena che parte dei presenti ha assistito alle esequie dal sagrado o nell'aula magna) si è stretta attorno a don Corrado, parroco di San Pietro Orseolo, e don Stefano, parroco in via Stuparich: "Ci è stata di estremo conforto la vicinanza di tante persone - continua don Corrado - Ma alcuni fatti inaspettati hanno l'effetto di rendere tutto più amaro e incomprensibile. Signore, facciamo fatica a vedere la trama del tuo disegno. A volte viviamo solo il dolore, storditi. La morte di papà ci costringe a sentirlo tra noi in modo diverso. C'è un senso di vuoto atroce. Signore fa che il dolore non prenda il sopravvento e grazie per avermi donato un padre così, che mi ha insegnato a pensare prima agli altri che a me stesso. A essere più forte della stanchezza. Ora tu, mamma, sei sotto la croce come Maria. In questi giorni di lacrime ho capito quanto fosse forte il legame tra voi, dopo 55 anni di matrimonio eravate una cosa sola".

La commozione prende il sopravvento quando don Corrado indugia sul rapporto personale che aveva con il padre: "Non ho avuto modo di dirti che ti voglio bene - conclude - tu però ora lo sai. Continua a custodirci. Arrivederci papà". C'erano tanti giovani in chiesa. Tanta gente che ha voluto tributare l'ultimo saluto a un uomo che ha lasciato un segno profondo nel cuore di tanti. Così come quelle coltellate subite hanno colpito in maniera profonda tutta la città, tra Marghera e Mestre. All'uscita del feretro tanti giovani si sono stretti la mano sul sagrato, formando un corridoio umano. Volevano dimostrare che la speranza e la forza della collettività possono essere più forti di un delitto. Si riparte da quel sagrato pieno di gente, dove i cittadini hanno voluto rispondere con i gesti più che con le parole all'omicida. Naturalmente anche il patriarca Francesco Moraglia ha voluto stringersi ai due preti veneziani: "La morte porta sempre con sé un bagaglio doloroso - ha scritto in un messaggio letto a inizio cerimonia - Il Signore vi sostenga in questa grande prova. Con affetto, vi abbraccio". Le offerte sono state devolute alla parrocchia, al seminario di Venezia e ad alcune associazioni missionare cui Alberico Cannizzaro era molto legato. L'ultimo atto d'altruismo di un uomo che dell'altruismo aveva fatto uno stile di vita. 

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