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"Non voglio che degrado e spaccio mi costringano a chiudere, prefetto mi aiuti"

Pasquale Caiazzo, titolare de La Tana di Oberix di viale Stazione a Mestre: "Non voglio uscirne sconfitto e cedere l'attività a un altro esercizio etnico che contribuirà al caos"

"Di recente fa abbiamo assistito all’ennesimo regolamento di conti per la conquista dello spaccio di droga nella zona, con una rissa che si è protratta per tutto il giorno proprio a due passi dall’ingresso della trattoria e che si è conclusa con il ferimento di un presunto spacciatore. Ma lo stesso copione si ripete giorno dopo giorno e la situazione rischia di degenerare in qualcosa di più grave". A parlare è Pasquale Caiazzo, titolare della Tana di Oberix, nota trattoria situata a Mestre all'angolo tra via Trento e via Monte San Michele. Un locale che per sua sfortuna si trova costantemente in prima linea in una delle zone calde dello spaccio mestrino, dove la sera soprattutto i giovani appartenenti alla comunità nigeriana si lasciano andare a intemperanze di ogni tipo, tra risse, alcol e schiamazzi. 

Lettera al prefetto

Per questo motivo il ristoratore ha deciso di prendere carta e penna e rivolgersi direttamente al prefetto Carlo Boffi tramite una lettera: "Oltre al problema dello spaccio, in queste vie insiste anche un grave problema di degrado - sottolinea Caiazzo - bottiglie abbandonate, rifiuti di ogni genere lasciati a terra, bivacchi notturni improvvisati, attività di prostituzione anche diurna, odori insopportabili. Io fino a oggi ho sempre avuto fiducia e ho proseguito con la mia attività assieme alla mia famiglia. Ora però mi pongo tante domande e mi sorgono tanti dubbi sul futuro del mio lavoro e per quello dei miei figli".

"Non voglio essere costretto a chiudere"

La sua è una richiesta d'aiuto che nasce dalla volontà di resistere, anche quando però le energie e la speranza diminuiscono sempre più: "Non vorrei dover arrivare al punto di cedere l’attività a qualche altro acquirente straniero contribuendo così a un ulteriore degrado di questa zona - continua la missiva - Le chiedo di tener conto di questo appello e di attivarsi per quanto è in suo potere per aiutarci e non spingerci a doverci dichiarare sconfitti e chiudere l’attività".

"Le forze dell'ordine ci sono, ma non basta"

Parole amare, nonostante ci sia la consapevolezza del grande sforzo profuso delle forze dell'ordine in zona: "Mi rendo conto che non sono solo - conclude Caiazzo - perché vedo quotidianamente che le forze dell’ordine (polizia locale, polizia di Stato, carabinieri e guardia di finanza) sono presenti e fanno il possibile per garantire la sicurezza della mia famiglia, della mia attività e anche dei residenti della zona con i loro costanti pattugliamenti e le loro costanti richieste di informazioni sullo stato delle cose. E per la loro presenza li ringrazio e continuerò a ringraziarli sempre. Ma questo, purtroppo, non basta. Lei, signor prefetto - conclude il ristoratore - conosce bene le leggi e i suoi limiti".

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