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Mobilitazione a Mestre: «Il governo non rappresenta interessi di studenti e lavoratori»

Qualche centinaio di persone ha sfilato questa mattina in corto per le strade della città, nell'ambito della mobilitazione nazionale che include anche trasporti, scuola e sanità

Qualche centinaio di persone ha partecipato questa mattina a Mestre alla giornata di mobilitazione nazionale «contro governo, scuola-azienda e sfruttamento», come riportava lo striscione alla testa del corteo, partito attorno alle 9. Erano perlopiù studenti, ma c'erano anche molti lavoratori e iscritti a Usb e Sgb. L'iniziativi si inserisce all'intero dell'intera giornata di sciopero nazionale, che vede interessati i settori di trasporto pubblico, scuola e sanità.

Gli studenti, in modo particolare, attaccano il governo Draghi «per il sovraffollamento nelle classi e nei pullman, il costo di libri e trasporti, la crescente aziendalizzazione della scuola pubblica e lo sfruttamento in alternanza scuola-lavoro. Poco o nulla è stato fatto per garantire un rientro a scuola in sicurezza - dichiara Aki Sanson, del Fronte della Gioventù Comunista, tra le organizzazioni promotrici della protesta - l’anno scorso sono stati circa 216mila gli studenti contagiati e più di 1,4 milioni quelli messi in quarantena. Il ministro dell’istruzione Bianchi dice che non esistono le classi pollaio, ma la realtà che viviamo a scuola è diversa. Non basta qualche briciola in più per cancellare miliardi di tagli alla scuola».
 
«Oggi scioperiamo con i lavoratori, perché non vogliamo un futuro di precarietà e sfruttamento. - continua Francesca Peron - Le aziende che licenziano e impongono contratti con salari da fame sono le stesse per cui milioni di studenti lavorano gratis in alternanza. Il Governo Draghi con il Pnrr vuole rafforzare il modello della scuola-azienda, dove ci insegnano ad essere futuri schiavi. Infatti il Pnrr prevede la creazione di stretti legami tra scuole e aziende, una riforma peggiorativa negli istituti tecnici e professionali, tutto a vantaggio dei padroni e non degli studenti. Noi non ci stiamo».

Gli studenti in sciopero chiedono classi da 15 persone per garantire la salute e la qualità della didattica, assunzioni e stabilizzazioni dei docenti, un piano per un trasporto pubblico efficiente e gratuito, per contrastare il pericolo di contagio nelle scuole. «Oggi è solo l’inizio, - conclude Francesca Rosa - questo governo non rappresenta gli interessi di studenti e lavoratori. Non saremo noi a pagare il costo della crisi».

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