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Mestre Mestre Centro / Via Antonio Fogazzaro

Controlli nella moschea anche sabato mattina: volanti della polizia in via Fogazzaro

Verifiche ai documenti dell'imam che in quel momento stava leggendo il Corano assieme ai bambini bengalesi. Situazione tesa, comunità pronta a preghiere in strada e proteste

Sabato mattina le attività nella "moschea" di Mestre sono ancora in corso. La diffida giunta venerdì al centro islamico di via Fogazzaro lascia ai responsabili tre giorni per mettersi in regola, dopodiché, da lunedì, qualsiasi uso non commerciale dello spazio è vietato. Per ora, come ogni fine settimana, la mattinata è dedicata allo studio del Corano con i bambini di fede islamica: le volanti della polizia sono arrivate proprio durante la lettura del libro sacro, gli agenti hanno controllato i documenti dell'imam lì presente.

La situazione attorno al centro resta tesa. I rappresentanti della comunità bengalese sono convinti che la vicenda avrebbe dovuto essere gestita in modo diverso, trovando spazi alternativi prima di procedere alla chiusura. Da ora in avanti, infatti, i credenti che troveranno il centro inaccessibile si cercheranno autonomamente qualche altro posto dove andare a pregare. Anche per questo la comunità è pronta a far sentire la propria voce con sonore proteste.

A partire dalla preghiera in luogo pubblico (nei parchi, in particolare), che potrebbe essere solo la prima mossa degli islamici. La comunità (circa 8mila persone nella terraferma veneziana) ipotizza cortei e scioperi, eventualità quest'ultima che bloccherebbe di fatto i lavori alla Fincantieri e in altre fabbriche. Molto dipenderà dall'incontro in programma mercoledì tra i rappresentanti della comunità e gli esponenti del Comune, della polizia locale e - forse - della Regione. Se non ci saranno risultati concreti i bengalesi potrebbero incrociare le braccia. "Abbiamo diritto di pregare - ha commentato il portavoce Kamrul Syed venerdì - Ora che il centro è chiuso lo faremo in qualsiasi posto, per la strada. Anche noi lavoriamo, abbiamo una casa, paghiamo le tasse. Quindi abbiamo gli stessi diritti degli altri. Gli spazi pubblici sono di tutti, useremo quelli".

Domenica, poi, riunione con le altre comunità islamiche della città. Per decidere il da farsi e capire quanto il fronte possa essere unitario. "C'è dialogo e apertura da parte della comunità bengalese - dichiara l'assessore alla Sicurezza, Giorgio D'Este - il prefetto ha messo nero su bianco delle prescrizioni e vanno rispettate. Loro però si sono detti disponibili a trasferirsi fuori dal centro. Il rapporto con loro è disteso e partecipativo. Ci sono un paio di opzioni che stiamo vagliando, all'incontro di mercoledì speriamo si riesca a chiudere il cerchio. Vogliamo garantire il loro diritto di preghiera".

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