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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Biliardino "multato", Orsoni: "Prima della multa arrivi una diffida"

Il sindaco vuole fare sì che in simili casi non si arrivi direttamente alla sanzione. Intanto il M5s cerca di agire direttamente sulla legge a Roma

Continua a far discutere la vicenda accaduta in centro Mestre, dove i vigili urbani hanno multato il proprietario di un bar per la presenza nel suo locale di un calcetto balilla gratuito ma senza la prevista autorizzazione. Mentre il sindaco Giorgio Orsoni cerca di “mettere una pezza” su quello che sembra essere un caso di palese eccesso di zelo, anche il Movimento 5 Stelle si mobilita per trovare una soluzione, andando addirittura a ripescare un Regio Decreto del 1931.

PAROLA DI ORSONI - Il primo cittadino di Venezia ha dato mandato agli uffici comunali competenti, attraverso il direttore generale del Ca' Farsetti, di formalizzare un’iniziativa normativa che consenta agli operatori di polizia municipale di utilizzare l’istituto della “diffida” prima di procedere con le sanzioni previste in caso di violazioni in materia di attività economiche e produttive. In questa maniera il Comune spera di impedire simili in futuro: esercente avvisato, insomma, mezzo salvato.

DAI GRILLINI – Anche il M5s ha deciso di darsi da fare, cercando di agire direttamente "alla fonte". La norma sulla quale si cercherà di incidere è il Regio Decreto del 18 giugno 1931, il “Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza” che prevede la necessaria “licenza del Questore”, divenuta nel frattempo Dia e poi Scia, per aprire una serie di attività tra cui anche “sale pubbliche per bigliardi o altri giuochi leciti” ed è proprio questa la norma che ha fatto scattare la sanzione della polizia municipale. L’emendamento prevede l’aggiunta della dicitura “a pagamento” di seguito all’espressione citata in modo tale da tracciare, idealmente, un confine netto tra chi mette a disposizione della propria clientela giochi in scatola, biliardino, calcetto, freccette a titolo totalmente gratuito e chi, invece, pone a disposizione gli stessi giochi a pagamento. Il portavoce Marco Da Villa ha dichiarato: “nel primo caso, trattandosi di attività accessoria a quella principale della ristorazione e non avendo affatto controindicazioni sociali, anzi - a differenza delle sempre più diffuse slot-machines così amate dalla maggioranza di governo - non vedo quale sia la necessità di mantenere in piedi una norma bizantina e obsoleta come quella in questione”. L’occasione per proporre, in tempi brevi, il tema è fornita dal passaggio alla Camera del decreto “Destinazione Italia” da convertire in legge nelle prossime settimane.

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