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Giovedì, 25 Aprile 2024
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"Negozio di maschere diventato base dello spaccio", coppia di mestrini finisce nei guai

Un 53enne lunedì mattina è stato portato in carcere. La sua compagna sottoposta a obbligo di firma. Un loro complice ha l'obbligo di dimora. Intercettazioni inequivocabili e sequestri

Il loro negozio secondo i carabinieri era diventato un punto di riferimento non solo per gli amanti delle maschere veneziane, ma anche per chi cercava qualcosa di diverso. Per chi cercava droga. Alle prime luci dell'alba di lunedì i carabinieri del nucleo operativo radiomobile di Mestre hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, disposta dal giudice, per M.L., 53enne domiciliato a Mestre. La sua compagna, B.F., 50enne, invece è stata sottoposta a obbligo di firma per 3 volte a settimana. Un sospetto complice della coppia, un 34enne di nazionalità albanese e residente a Chirignago, già sottoposto ad affidamento in prova (disposto dal Tribunale di sorveglianza di Venezia), è stato invece sottoposto a obbligo di dimora nel Comune di Venezia con la prescrizione di non allontanarsi dall’abitazione dalle 22 alle 6 del giorno seguente. 

Le indagini sono scattate nel 2014. Dopo un paio d'anni l'operazione, chiamata "Bauta" proprio in riferimento alle antiche maschere lagunari che si vendevano nel laboratorio artigianale (situato a Mestre in via Piraghetto), è giunta al suo momento "clou". Secondo le forze dell'ordine, nel negozio sarebbero avvenute la maggior parte delle compravendite di marijuana contestate alla coppia, mettendo in piedi un giro d'affari illecito piuttosto esteso. I militari di Mestre in origine avevano acquisito segnalazioni in merito a un uomo di mezza età specializzato nella vendita di droga a tossicodipendenti del posto, soprattutto italiani. Da lì sono scattati pedinamenti e servizi di osservazione, che hanno condotto gli uomini dell'Arma dritti al laboratorio artigianale. 

L'attività illecita sarebbe stata condotta con la complicità della convivente e di altri due cittadini di nazionalità albanese (uno dei quali si trova già in carcere per altri motivi). A suffragare le indagini ci sono numerose intercettazioni di conversazioni telefoniche, talvolta dal contenuto esplicito, oltre a diversi sequestri di droga, per un totale di circa un chilogrammo di marijuana, effettuati nell'arco del 2014. Lunedì mattina è scattato il blitz, tra perquisizioni e manette. Al setaccio le abitazioni dei sospettati, oltre che il laboratorio artigianale. Non sono mancate le sorprese: in entrambi i casi è stata sequestrata droga per un totale di 750 grammi di marijuana e 1,7 chili di hashish.

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