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Sabato, 20 Aprile 2024
Mestre Bissuola / Via Amerigo Vespucci

Anziana massacrata a coltellate a Mestre, arrestata la vicina di casa

Per l'omicidio di Lida Pamio nel dicembre 2012 in un appartamento di viale Vespucci finisce in manette una 51enne. Era l'unica indagata

Incastrata da una catenina: il famoso "oggetto personale" sparito dal corpo di Lida Taffi Pamio, 87enne uccisa nella sua abitazione da quaranta coltellate era una collana che l'anziana utilizzava per tenere sul cuore una medaglietta raffigurante la Madonna e la fede del marito scomparso da anni. L'anello e il piccolo monile erano stati ritrovati vicino al cadavere della donna, ma del filo metallico che li teneva insieme nessuna traccia, almeno fino alla perquisizione del 22 gennaio 2013, quando la catenina è stata rinvenuta nella casa della vicina 51enne, Monica Busetto.

IL NIPOTE CHE SCOPRI' IL CORPO: "LE RISPOSTE CHE CERVAVO"

La donna, che abita sopra alla vittima, fino ad ora era l'unica indagata per il delitto. È accusata di omicidio volontario aggravato e pure di rapina, poiché è stata trovata in possesso della collanina. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della squadra mobile, l'arrestata avrebbe ucciso la sua vicina a causa dei contrasti per questioni condominiali. Liti ripetute, per motivi futili. La stella di Natale che perde i petali sul pianerottolo, la televisione accesa ad alto volume (trovata ancora accesa al momento del primo dei cinque sopralluoghi delle forze dell'ordine nell'appartamento del delitto). Motivi che piano piano però si sarebbero ingigantiti fino a diventare insopportabili. E in un raptus uccidere quell'anziana e distinta vicina di casa, che a dispetto dell'età continuava a essere attiva e ben voluta.

STUPORE TRA I VICINI: "VOLEVA FOSSE TUTTO IN ORDINE"

Quaranta coltellate brutali, tanto da trapassare in alcuni casi il corpo di Lida Taffi Pamio da parte a parte. Tanto da spezzare due lame. La violenza è esplosa cieca nei giorni precedenti il Natale 2012, il 20 dicembre, in viale Vespucci a Mestre. Vittima una tranquilla 87enne che abitava nel suo appartamento al secondo piano di una palazzina. I residenti dissero di non avere sentito nulla. Almeno fino all'allarme lanciato dal nipote della vittima, 73enne, che aveva le chiavi di casa e che spesso veniva per dare una mano.

La forza dei fendenti spezzò anche due lame, ritrovate conficcate nel corpo martoriato della vittima. Ma l'assassino non si limitò a infierire a colpi di arma da taglio (quattro i coltelli utilizzati): la 87enne venne riempita di pugni o calci. Dappertutto. Gli ematomi avrebbero potuto essere stati causati anche da un corpo contundente. Sul volto, sul torace, sulle gambe. Un'esplosione di rabbia incontrollata iniziata verso le 15 da un primo violento colpo assestato in faccia all'anziana con uno schiaccianoci. Un colpo partito al culmine dell'ennesimo litigio. Tanto forte da fratturare un'area occipitale. Lida Pamio venne trovata supina sul pavimento con dello scottex in bocca, forse per evitare che nel condominio in quel pomeriggio prenatalizio si sentissero urla, e con un cavo del decoder della televisione stretto intorno al collo, tanto da causare un segno di 23 centimetri, dopo aver tirato su il maglione a coprire il volto. Insomma, una aggressione d'impeto. Sempre più violenta. Dallo schiaccianoci allo scottex, poi il maglione in faccia e il cavo del decoder. Infine i coltelli da cucina. Tutti oggetti a portata di mano nel cucinino dell'abitazione.

Stando alle ricostruzioni degli agenti la presunta assassina avrebbe anche tentato di mascherare il delitto. Simulando una rapina finita nel sangue, ma la sua maldestra messinscena non aveva mai convinto pienamente fin da subito. La 51enne dopo l'omicidio (portandosi dietro le chiavi dell'appartamento) sarebbe tornata nella sua abitazione per poi fare mente locale e tornare sul luogo del delitto. Doveva pulire i segni della mattanza. Doveva sviare le indagini della squadra mobile. Per questo ha rovesciato sul letto il contenuto della borsa della vittima. Ha aperto cassetti e armadi. Ma in fretta e furia non ha rubato nulla. Nel portafoglio c'erano 600 euro in contanti, altrettanti nel libretto postale. Tre collane sono rimaste inesorabilmente al loro posto. Vicino al corpo dell'anziana era poi stata notata l'impronta di una pantofola, segno che il killer non proveniva dalla strada, e lungo le scale del condominio non si erano viste macchie di sangue. Come se non bastasse il nipote, quando ha scoperto l'omicidio, si era trovato davanti a una porta chiusa a doppia mandata, e appariva quantomai inusuale l'ipotesi che un ladro, lasciando l'appartamento, si fosse preso la briga di chiudere a chiave. Nel lavandino del bagno di Lida Pamio sono state trovate tracce di sangue della vittima. Segno che chi l'ha uccisa si è lavato le mani prima di andarsene per la prima volta.

Il 22 gennaio, un anno fa, nel corso di una perquisizione nell'abitazione della vicina sospettata, gli investigatori hanno trovato la prova "regina": in un portagioie la 51enne custodiva infatti una catenina rotta, che subito gli agenti hanno sospettato essere quella, mai più ritrovata, che l'anziana assassinata portava al collo. Le analisi di laboratorio hanno quindi confermato le supposizioni: sul monile sono state individuate cellule epiteliali della vittima. Segno che quella era la collana di Lida Taffi Pamio. Tanto più che sul collo della vittima erano stati trovati alcuni graffi. Un errore grossolano. A dispetto delle chiavi dell'appartamento, infatti, mai più ritrovate, quella che viene considerata la prova più importante dell'indagine si trovava nell'appartamento di fianco a quello del delitto. Con ogni probabilità la collana potrebbe essere rimasta impigliata tra i guanti in microfibra che la presunta assassina indossava al momento del delitto. Il raptus, infatti, potrebbe essere esploso quando era intenta a lavare il proprio appartamento. Lei, maniaca dell'ordine e della pulizia, che quel giorno era tornata a casa alle 9 di mattina dopo il turno di notte, non avrebbe lavato fino in fondo quella collanina che potrebbe averla incastrata. Ma ci sarebbero altri elementi a suo carico: lo zerbino e alcuni vestiti buttati nella spazzatura, l'aggressione verbale a un anziano (lei che in un istituto sanitario lagunare si occupa proprio di pazienti della terza età) su un vaporetto, delle possibili intercettazioni telefoniche e ambientali. Ora Monica Busetto si trova nel carcere femminile della Giudecca in isolamento. In attesa dell'interrogatorio di garanzia.

L'OMICIDIO PAMIO

INDAGATA LA VICINA DI CASA "Il raptus per il pianerottolo sporco"

MASSACRATA Quattro coltelli, volto martoriato, scottex in bocca

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