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Giovedì, 18 Aprile 2024
Mestre Mestre Centro / Corso del Popolo, 167

"Ho sentito un lamento soffocato, poi la voce di un uomo nella casa"

La vicina di casa di Francesca Vianello, l'81enne uccisa nel suo appartamento di corso del Popolo: "Poi il rumore di un mobile spostarsi". Ottimismo sulle indagini. Il questore: "Non è stato un delitto per rapina"

Non è stata una rapina. O almeno questo è ciò che inducono a ritenere i primi elementi raccolti dagli investigatori della squadra mobile di Venezia in merito all'omicidio di Francesca Vianello, l'81enne strozzata nel suo appartamento di corso del Popolo a Mestre. L'indomani del delitto l'ha sottolineato anche il questore Angelo Sanna, consapevole che una vicenda del genere ha causato profonda preoccupazione nei residenti: "Ovvio che non possiamo lasciare nulla di intentato - spiega - ma anche per tranquillizzare le persone posso dire che non si è trattato di un delitto scaturito da un reato contro il patrimonio. E' un omicidio anomalo, su cui non stiamo trascurando niente".

Intanto naturalmente la paura serpeggia nel condominio dove è stato perpetrato il delitto, al punto che un ferramenta poco distante mercoledì mattina è stato chiamato per "rinforzare" la serratura di una inquilina del palazzo. "La vittima era un'amica di famiglia - racconta - viveva con la madre in via San Donà oltre vent'anni fa, poi si era trasferita. Sempre da sola". Tra mercoledì e giovedì saranno eseguiti diversi sopralluoghi nell'appartamento al sesto piano dove viveva Francesca Vianello. Si cercano elementi (come impronte o tracce di DNA) che possano rivelarsi utili in un secondo momento, magari quando sarà individuato un sospetto. Almeno due le testimonianze che collocano l'orario dell'omicidio nella prima mattinata di martedì. Verso le 8: "Ero in cucina - racconta la signora Giraldo, dirimpettaia della vittima - a un certo punto ho udito un lamento soffocato. Una voce che si è subito affievolita e un'altra persona che bisbigliava qualcosa. Con tono rassicurante. Un uomo. Sembrava volesse far stare tranquillo l'interlocutore". A quel punto il silenzio è stato rotto anche dal rumore di un mobile in movimento: "E' tutto durato molto poco - continua la residente - pensavo fossero gli inquilini del piano di sopra. Magari per una caduta accidentale. Invece guardate cos'è successo". Si gira verso la porta d'ingresso dell'appartamento del delitto (posto sotto sequestro) e con tono accorato si lascia andare: "Francesca, cos'hai fatto - giunge le mani in tono di leggera riprovazione - lo sapevi che non dovevi aprire a degli sconosciuti". Sulla porta dopo un paio d'ora alcuni giovani che abitano nel condominio hanno posizionato delle rose bianche: "Rimarrai sempre nei nostri cuori", la scritta. Una decina le firme di chi mercoledì non ha voluto voltare lo sguardo dall'altra parte.

In verità, però, tanto sconosciuto l'assassino dell'81enne, ex dipendente del Casinò di Venezia, non era: nessun segno di scasso sulla porta e soprattutto un possibile agguato di spalle, nell'antibagno, imprimo una direzione precisa alle indagini. A rigor di logica le spalle, specie non nella "zona giorno", si danno solo a chi ha la nostra fiducia. Per questo la squadra mobile sta cercando di mettere a fuoco le relazioni interpersonali della vittima, che spesso riceveva visite di amiche. O comunque aveva appuntamenti fuori casa. Ma non è l'unica testimonianza "uditiva" che arriva dal condominio.

La signora Galina, moldava, sempre alle 8 di martedì mattina ha udito un urlo: "Aiuto". Poi più nulla. Il silenzio: "Sono sicura - ha dichiarato martedì - era lei". Una coincidenza in fatto di orari che fa il paio con le condizioni del corpo dell'anziana, che a un primo esame esterno non riporterebbe segni di una colluttazione. Il decesso sarebbe sopravvenuto poche ore prima del ritrovamento, avvenuto verso le 12.30.

Dunque: le testimonianze parlano di un uomo. O meglio di una voce maschile. Di un lamento e di un grido d'aiuto. La casa non era a soqquadro, anche se qualche cassetto era aperto. E, per ora, i documenti della vittima non sarebbero stati trovati. Almeno stando a fonti qualificate della questura. L'impressione, però, è che ci sia ottimismo attorno alle indagini, che vivranno una sua tappa importante con l'autopsia, disposta dal magistrato titolare dell'inchiesta. Serve capire anche da dove provenisse quel cordino in tessuto (simile a un laccio di una scarpa o a un laccio di una felpa) che è stato stretto attorno al collo della vittima e se l'assassino sia stato inavvertitamente immortalato dalle telecamere di videosorveglianza della zona (a due passi c'è una gioielleria). C'era, però, un'altra via di fuga: un portoncino con apertura elettrica in ferro, infatti, permette di uscire dal retro del palazzo, scavalcando recinzioni piuttosto agevoli. E' possibile che il colpevole abbia deciso di evitare i portici di corso del Popolo, scappando in direzione opposta. Consapevole di essere in pieno centro città, davanti a decine di potenziali testimoni.


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