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Omicidio a Mestre, uccide l'anziana "zia" con una sega e la fa a pezzi. Poi si barrica

Il delitto in via Ca' Venier venerdì sera. L'assassino, Riccardo Torta, 67enne, si è poi chiuso in casa. Dopo una lunga trattativa ha deciso di aprire la porta alle forze dell'ordine

"Bastardo, assassino. Crepa". Sono urla disperate quelle che squarciano il silenzio attonito di una notte di orrore a Mestre. Grida femminili nei confronti di chi, un paio di ore prima, ha ucciso l'anziana vicina (la "zia", come la chiamava) con una sega. Facendola a pezzi. Sono le 22.30 di venerdì quando Riccardo Torta, 68enne, viene caricato a bordo di un'ambulanza e portato via. Dietro ci sono i lampeggianti di una volante. Tutt'attorno è di nuovo calato il silenzio. Lui appare tranquillo, i capelli arruffati. Lo sguardo un po' stralunato.

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Si sarebbe consegnato al termine di una lunga trattativa con le forze dell'ordine, dopo essersi chiuso all'interno del suo appartamento al quarto e ultimo piano di una palazzina di via Ca' Venier, a due passi da piazza Ferretto. Prima è entrato nell'appartamento al secondo piano di Nelly Pagnussat, di 78 anni. Lei vive da sola e viene sopraffatta. Viene uccisa. Il 68enne la mutila, in preda a una furia incontrollabile. La ferisce in più punti. La fa a pezzi. Poi sale le scale e torna a chiudersi la porta di casa dietro di sé.

L'omicidio in centro a Mestre, l'intervento della polizia

Viene però visto da due giovani studentesse di origini cinesi: abitano al piano di sopra e si accorgono che Torta ha in mano una sega insanguinata. Trasaliscono. Lanciano l'allarme alla polizia, che interviene in forze. Sanno che l'omicida si è barricato in casa, dunque serve usare tutte le cautele del caso. Difficile prevedere le sue reazioni. I vigili del fuoco stoppano l'erogazione del gas, e gli altri inquilini vengono allontanati. Si parla di una fuga di metano, per non ingenerare panico. Ma all'arrivo delle forze speciali, con passamontagna e mitra spianato, capiscono. Sembra un film, invece è tutta realtà.

Via Ca' Venier diventa off limits: sullo sfondo la palazzina, davanti poliziotti e pompieri, con pesanti mazze nel caso in cui serva usare le "maniere forti". Alle 22 arriva un'ambulanza, scende uno psicologo. La trattativa con l'omicida continua. Si cerca di farlo ragionare, di fargli capire che non è il caso di peggiorare ancora la situazione. Poi la svolta: è lui ad aprire la porta e uscire. Si consegna alla polizia, che lo arresta. Due piani più sotto iniziano i rilievi della scientifica: difficile racchiudere in quelle quattro mura l'orrore della follia. Riccardo Torta era in cura per problemi psichici.

Nel suo passato un altro omicidio: era il 1973 quando lanciò dal ponte dell'Accademia un blocco di porfido, centrando un'imbarcazione della guardia di finanza. Morì Alberto Calascione. In quel caso Torta venne condannato in Appello a 18 anni. "Dava molti problemi - racconta un residente - musica ad alto volume. A volte si metteva a lanciare mattoni dal terrazzo. Poi si presentava nudo alla finestra e a volte lanciava anche dell'urina dall'alto". Una descrizione però che contrasta con quella fornita da altri residenti, che parlano di un "omone" spesso in bicicletta che non dava alcuna preoccupazione. Fino a oggi. Fino a quando, per chissà quale motivo, ha perso il controllo. Tornando a far parlare di sé.

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