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Sabato, 20 Aprile 2024
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Sul parroco del "no alle elemosine" piomba il patriarca: "E' un dovere"

Monsignor Moraglia venerdì ha commentato le parole di Don Gianni, parroco di Carpenedo: "Non pensare 'nel dubbio non faccio niente'"

Elemosina sì o elemosina no? Atto caritatevole o diseducativo? Un dibattito che a più riprese si è trascinato negli anni in tutte le nostre città, con periodi in cui la dialettica si è infiammata. E' il caso anche di questi giorni, soprattutto alla luce delle affermazioni contenute nel foglio parrocchiale di Don Gianni Antoniazzi, parroco di Carpenedo, secondo cui: "La carità sta nella crescita della persona amata - scrive - dare un euro a questi tali è assecondare il loro capriccio e la loro prigrizia: non c'è nulla di evangelico, e questo è il pensiero del parroco. Se queste persone vengono è perché qui trovano. Smettiamo di sostenerli in questo modo".

Una posizione netta, cui venerdì ha fatto da contraltare quella del patriarca Francesco Moraglia, secondo cui "la carità è un atto di responsabilità in cui la persona deve valutare e discernere, tenendo presente che certe volte c'è anche una sorta di industria dell'accattonaggio, soprattutto quando vengono coinvolti bambini, minori e portatori di handicap". Non una opinione opposta, ma di certo diversa. Tutto questo, spiega, non ci deve "manlevare dalle responsabilità comunque di aiutare".

Una chiamata all'azione, dunque, nella consapevolezza che un cittadino attivo debba esserlo sempre e comunque: "L'importante - conclude - è non avere l'alibi di chi dice 'nel dubbio non faccio niente', mentre invece nel dubbio sono spronato a valutare e discernere, assumendomi una responsabilità e dare un aiuto laddove so che certamente può dare frutti". Sui cartelli dei commercianti della zona in cui si invitano i cittadini a non dare soldi ai mendicanti, il patriarca è stato chiaro: "Penso - ha detto - che c'è da una parte la povertà di chi chiede, la povertà di chi strumentalizza una situazione di bisogno ma anche la necessità di chi lavora onestamente, pagando anche le tasse, di aver diritto di lavorare con quella serenità e tranquillità che credo debba appartenere a tutti".

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