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Venerdì, 19 Aprile 2024
Mestre Mestre Centro / Via Cappuccina

La centralità dei consultori riaffermata nel giorno dedicato alle donne

In via Cappuccina la Cgil veneziana è tornata sulla necessità di conservare e ampliare il ruolo di queste strutture pubbliche insieme alla Rete degli Studenti Medi e all’Unione degli Universitari di Venezia

Un "Manifesto per la salute dei consultori" presentato nel giorno della festa della donna durante un presidio. Mercoledì alle 11.30 al distretto sociosanitario dell'Ulss 3 in via Cappuccina la Cgil veneziana è tornata sulla necessità di conservare e ampliare il ruolo di queste strutture pubbliche per la presa in carico dei bisogni di assistenza, supporto e cura della famiglia e per non lasciare sole le donne. 

«È fondamentale che questi servizi vengano visti come riguardanti l’intera popolazione e non solo quella femminile. Una rete solida di presa in carico dei bisogni della famiglia - afferma Daniele Giordano, segretario generale Cgil Venezia - sempre più necessaria. Negli anni abbiamo visto disattendere le linee guida, in particolare quelle indicate dal progetto "Obiettivo Materno Infantile" del 2000. Ulss 3 - continua il segretario - continua a non considerare che i servizi e le professionalità messi a disposizione dai consultori si rivolgono a tutte le età e alle specificità di un territorio che comprende la città d’acqua e le isole della laguna».

«La cultura degli stereotipi di genere e l’assenza di tutele e pari opportunità - dichiarano Giorgia Piccoli e Irene Pizzolotto, della Rete degli Studenti Medi Venezia Mestre e dell’Unione degli Universitari di Venezia - contribuiscono in maniera determinante a far crescere le disuguaglianze sociali nella vita di tutti i giorni. Solo a marzo del 2023 abbiamo 8 vittime di femminicidio, tante, troppe. Bisogna inoltre pensare alle donne vittime di violenza e di femminicidio psicologico, verso le quali la pressione e l’umiliazione sono tali da far perdere l’identità. Per questo staremo sempre nelle piazze, nelle scuole e nelle università. La violenza non si riversa su numeri, ma su storie e nomi. Chiamando le vittime con il loro nome, lo ricordiamo anche se a loro è stata tolta la voce».

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