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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Certezza della pena, Speranzon: «Niente sconti a chi nelle nostre città vende morte»

Il capogruppo di Fratelli d'Italia in Consiglio regionale dopo il processo d'appello agli spacciatori di via Piave, a 3 anni dalla maxi operazione della polizia di Stato a Mestre. «Il tema della “modica quantità” va rivisto»

A qualche giorno dalla fine del processo d'appello per gli spacciatori di via Piave, a Mestre, il capogruppo di Fratelli d'Italia in consiglio regionale, Raffaele Speranzon, interviene sul tema della certezza della pena. Furono 41 le persone finite nel mirino della maxi operazione della polizia di Stato nel luglio del 2018, 70 gli indagati, 35 le ordinanze di custodia cautelare in carcere. Dodici le overdosi fatali sulle quali si concentrarono le indagini degli agenti nella città veneziana soprannominata in quel periodo "capitale dei morti per droga".

Speranzon si scaglia contro «lo sconto di pena a diversi imputati del maxi-blitz di via Piave. Il problema dello spaccio di droga a Mestre è pressante - afferma -, pretendiamo la certezza della pena per chi nelle nostre città vende morte. È opportuno modificare il Testo unico: il tema della “modica quantità” va assolutamente rivisto. Sappiamo tutti che è su questo aspetto che giocano i piccoli spacciatori e gli organizzatori della rete del traffico, ed è così che si è arrivati alla riduzione delle pene per gran parte degli imputati - denuncia -. Non possiamo permettere che i giovani vengano facilmente adescati da questi criminali che vogliono trascinarli nell’abisso della droga».

Speranzon interviene sulla questione dell'immigrazione clandestina: «Se vogliamo davvero aiutare i popoli del sud del mondo, dobbiamo combattere contro lo sfruttamento da parte di alcuni stati europei delle immense risorse naturali dei loro Paesi d’origine. Per migliorare le condizioni di vita di queste persone, dobbiamo metterle in condizione di realizzare i propri sogni senza espatriare: da noi non trovano reali opportunità, ma rischiano di diventare manovalanza di organizzazioni criminali, rovinando la vita propria e quella di molti nostri cittadini. Ecco perché è necessario fermare la partenza degli scafisti che si arricchiscono sfruttando la disperazione di persone pronte a tutto per poter sopravvivere e che, in assenza di controlli, rischiano di finire nella rete delle organizzazioni criminali. Continueremo - conclude - a lavorare per garantire risorse per le polizie locali e per i sistemi di videosorveglianza dei Comuni, che si rivelano molto spessi decisivi in indagini di questo tipo».
 

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