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Viale San Marco, la critica al progetto della torre: «Viola l'assetto del territorio»

L'assessore De Martin: «Molti cittadini lo vogliono». Pea: «Si decida con il quartiere se fare della piazza area verde, zona per lo sport o per la cultura». Sambo e Pd: «Puntare sul dibattito pubblico». Gasparinetti: «Accordo non irricevibile ma irrevocabile»

Quarta, quinta e settima: tre commissioni unite lunedì mattina per continuare il match fra maggioranza e opposizioni sul progetto di Viale San Marco. L'accordo fra pubblico e privato (Genuine srl) punta a riqualificare l'area realizzando un'area residenziale, con la torre di 70 metri di altezza (6.600 metri quadri), un'area di medio-grande commercio (4.500 metri quadri), opere di urbanizzazione, una rotonda, una piazza e verde pubblico. Più di venti milioni il costo, in parte c'è lo scomputo dei lavori che hanno interesse pubblico e una volta realizzati vengono ceduti al comune senza oneri, come la viabilità. Per la parte delle bonifiche sulle aree inquinate che oggi non possono essere utilizzate, è intervenuto il responsabile delle Bonifiche del Comune, Francesco Penzo. Mentre il geometra Corrado Carraro ha precisato il metodo di calcolo delle stime del plus valore dell'area, che era stato chiesto nella commissione scorsa.

«Il valore è basso perché la zona è destinata ad attrezzature e verde pubblico - dice Carraro - Non vi è capacità edificatoria. Sono stati recuperati i valori Omi (quotazioni immobiliari) e riportati con una serie di formule sul terreno (23 mila metri quadri di superficie). Questo ha prodotto un risultato di 832 mila euro determinando un valore di 35 euro a metro quadro: ciò significa che se avessimo comprato questa superficie, come da subito utilizzabile, l'avremmo pagata quel valore». Un milione e 600 mila euro costano le bonifiche.

Il consigliere del Pd Emanuele Rosteghin chiede se davvero le opere di urbanizzazione, a carico del privato e che generano plus valore, siano funzionali alla città, e il dirigente Danilo Gerotto precisa che proprio dalla trasformazione del complesso, incluse le opere, si risale al plus valore del terreno. «La differenza tra il momento iniziale e quello finale, tra il valore di vendita con i valori Omi (Agenzia delle Entrate) e i costi sostenuti per realizzare il tutto (un milione e 600 mila euro) da la differenza di rendita realizzata dalla variante. La metà di quel valore viene dato in contributo al Comune come tassa». Tutto a posto riguardo al parere Enac (aeroportuale) sull'altezza della torre di 70 metri, che aveva chiesto il consigliere Marco Gasparinetti (Terra e Acqua). «Più che la monetizzazione interessa la destinazione dell'area - afferma - nata con caratteristiche diverse. Su questa cosa faremo le barricate perché è una questione politica più che economica. Deve essere chiarita anche la caratterizzazione dei suoli». Per Enac, interpellata dalla società Genuine, «considerata la posizione della torre non sussiste un interesse di carattere aeronautico». Sulle bonifiche il tecnico Penzo afferma che: «la contaminazione delle superfici in questione ha previsto un'indagine tecnica nel 2009, accettata successivamente con un decreto regionale. Sul villaggio San Marco ci sono situazioni di contaminazione elevata, anche sulle aree confinanti ad ovest e ad est. Di fronte alla chiesa ci sono dei valori di inquinamento confermati anche nel 2018».

«Il contesto non si presta al progetto né alla torre, è una scelta politica che non condividiamo», interviene la capogruppo del Pd Monica Sambo, e la consigliera FdI Maika Canton chiede maggiore delucidazione sulla determinazione delle stime dei valori. «Servono gli atti che sono stati depositati», sottolinea Sara Visman, consigliera 5 Stelle. Ci sono inoltre 500 mila euro relativi alla realizzazione del piazzale della chiesa (la "piazza obliqua") su cui Gasparinetti e il consigliere Pd Paolo Ticozzi vogliono approfondimenti. «Potrà restare area pubblica e verde?».

«È un contributo destinato ad ampliare il sagrato della chiesa di San Giuseppe con bonifica e recupero della strada antistante, attualmente di proprietà dell'Ater Venezia», afferma il presidente della quinta commissione, Alessio De Rossi, invitando a leggere i deliberati. Per Deborah Onisto, consigliera Forza Italia, va esplicitato il beneficio pubblico del sagrato accettando proposte su come realizzarlo. «Perché non mantenerlo verde - domanda - visto che la cittadinanza contesta la sottrazione di prati in quell'ambito?». Sulla zona davanti alla chiesa annuncia una mozione l'assessore all'Urbanistica Massimiliano De Martin, perché, spiega, piazza e sagrato della chiesa sono due cose diverse. «Se la ditta deciderà di intervenire sul sagrato è una sua scelta, in ogni caso lo spazio resterà pubblico perchè in tutto viale San Marco non c'è una piazza». L'architetto Gerotto, mostrando una mappa, specifica che la finalità è comunque quella di bonificare l'area utilizzando i 500 mila euro di contributo straordinario, questa somma su cui si sono sollevate polemiche. «Chiaro che per fare una piazza - argomenta - serve una pavimentazione, e che in questo caso la manutenzione, rispetto al verde, costa meno». 

Critiche positive arrivano dall'ingegner Roberto Di Bussolo alla rotatoria. «È il sistema migliore per garantire un maggior deflusso del traffico. I collegamenti ciclabili, pedonali e il parcheggio, a progetto venga approvato, verranno affinati nel piano definitivo. Da tener presente che la rotonda abbatte la velocità di immissione ed è funzionale alla sicurezza». Invece tornando alla piazza pubblica, De Martin precisa che «non si straccerà le vesti per farne cemento piuttosto che prato. Interessa la sua funzione di aggregazione. Dispiace sentire da qualcuno che chiede dettagli e particolari (ho sentito di tutto, mi aspetto contestazioni sul colore delle mattonelle della pavimentazione), che il progetto sia irricevibile. Mi chiedo se almeno potrà diventare migliorabile con un atteggiamento propositivo». Replicano Gasparinetti e il consigliere Verde Progressista Gianfranco Bettin: «Non irricevibile ma irrevocabile». Entro fine anno dovrebbe esserci lo screening di Vas (Valutazione ambientale regionale), sia della variante che del piano attuativo, (dopo il parere del Consiglio comunale) e dopo altri sei mesi, l'anno prossimo, si dovrebbe arrivare alla lottizzazione. 

«Ricordo ai consiglieri che una volta approvato l'accordo non sarà più possibile tornare indietro - continua Gasparinetti - La Via o la Vas non bloccano l'iter, al massimo pongono delle prescrizioni». Il cuore della delibera è la torre con l'area commerciale da 4.500 metri quadri, riprende Giuseppe Saccà, consigliere Pd. «La discussione seppur pubblica non è partecipata fin qui - afferma - neppure dopo il passaggio in municipalità che non ha poteri -. Va fatto un confronto ora. Perché quando la delibera andrà in Consiglio non si potrà più fare dietro front». Il consigliere Bettin definisce la strada della giunta: «sbagliata. Si possono sollevare perfino dubbi di liceità - afferma - perché stravolge l'assetto consolidato del contesto urbano, con una pesantezza sconvolgente anche sul contesto commerciale. Inoltre viola il Piano di assetto territoriale (Pat) che impegna l'amministrazione a tutelare le dimensioni sociali costituite. È un'operazione che solleva molte questioni, anche se comprendo la necessità di dare una risposta di qualità - dice Bettin  - e la volontà della giunta di cercare un rapporto con i privati. Bisogna aprire una discussione con la città e gli enti coinvolti: Regione e Governo. Servono risorse pubbliche per bonificare, e questo per non lasciare il coltello dalla parte del manico agli investitori circa le decisioni sulla città, conservando la possibilità di decidere su quegli spazi e restituendo la piena sovranità all'amministrazione su questo pezzo di città così importante».

Il Pd resta dell'idea che «realizzare un'area commerciale di medio-grandi dimensioni non abbia interesse pubblico, come la torre in un contesto di case basse - dice Alberto Fantuzzo consigliere del Pd - Nella piazza della chiesa, che dovrebbe essere posto dove incontrarsi, mancherà il tessuto sociale con questo tipo di progetto che al di là della bonifica non ha un'utilità collettiva e che chiedo di modificare». «Prima della presentazione della delibera non sapevamo dell'utilizzo di questi 500 mila euro - afferma la capogruppo Pd Monica Sambo - E se non tutta la collettività ha manifestato contrarietà, neppure tutta sta dimostrando condivisione - continua - Si tratta di una linea di indirizzo ma al momento vediamo una spianata di cemento». Anche la consigliera Giorgia Pea (lista Brugnaro sindaco) chiede si verifichi con la cittadinanza se lo spazio pubblico dovrà essere verde piuttosto che area adibita a sport o spazio culturale. «Molte saracinesche di piccole botteghe si sono abbassate per sempre. Occorre valutare davvero la  necessità di un nuovo supermercato», come sostiene lo stesso consigliere di Tutta la città insieme, Giovanni Andrea Martini. «L'apertura al privato può anche essere buona cosa se il privato si mette al servizio del pubblico. Non viceversa». Infine l'ex consigliere comunale 5 Stelle, Davide Scano, afferma: «ci sono tante proposte e molti stanno partecipando al dibattito chiedendo cos'altro si potrebbe fare per investire su quei terreni, per i quali l'alternativa non è il degrado ma la contrattazione fra pubblico e privato punto per punto, anche sui costi e con la valutazione delle diseconomie che si producono alla collettività». In serata Scano ha annunciato un nuovo incontro pubblico davanti al cinema.

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