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Mestre

Covid e giovani, gli studenti in piazza: «Si gioca con le vite di una generazione»

I rappresentanti del Collettivo Loco sugli episodi dei giorni scorsi: «Problema sociale esasperato dalla pandemia»

«Da sempre le necessità dei giovani sono all’ultimo posto dei programmi politici di qualsiasi partito e dall’inizio della pandemia un’intera generazione è stata completamente abbandonata a se stessa. L’unico tipo di socialità giovanile che la nostra città ci propone è relegata a piazze, bar e centri commerciali, non esistono spazi di aggregazione dove poter crescere in un ambiente sicuro e privo di discriminazioni. C’è chi sta giocando con le vite di una generazione. Chi sono i veri criminali?». Sono le parole dei rappresentanti del Collettivo Loco, che venerdì mattina ha partecipato alla giornata di mobilitazione del Coordinamento Studenti Medi Venezia-Mestre. 

I ragazzi si sono riuniti in piazzale Cialdini a Mestre, per una forma di protesta ma, soprattutto, di confronto sulla situazione che stanno vivendo da un anno a questa parte le giovani generazioni, tra didattica a distanza e chiusure forzate di impianti sportivi e luoghi di cultura. Restrizioni che hanno in parte incrementato un disagio sociale che era già presente e che spesso sfocia in episodi come le maxi risse organizzate tra minorenni in tutta Italia o aggressioni come quelle che si sono verificate negli ultimi giorni a Mestre tra gruppi di ragazzini rivali.

Tra i temi affrontati dal Collettivo Loco, la didattica a distanza, che «ha lasciato indietro i tanti che non dispongono dei mezzi economici e culturali necessari, e ha fatto impennare i tassi di abbandono scolastico - dicono i rappresentanti. Migliaia di studenti sono stati allontanti dalle aule all’interno delle quali imparavano anche a vivere in una comunità, riconsegnandoli alla strada e alle sue dinamiche, molto meno inclusive e trasversali».  L’utilizzo di droghe «continua a venire affrontato criminalizzando i consumatori e limitando la prevenzione a occasionali incontri nelle scuole, tenuti non da esperti ma dalle forze dell’ordine, vendendo intimidazione per informazione - continuano dal collettivo -. Parallelamente i servizi sociali e di assistenza sono stati progressivamente tagliati dalla giunta Brugnaro».

Dopo mesi di restrizioni, i giovani del territorio sono tornati a vivere le strade della propria città, seppur ancora con limitazioni, e in più di un'occasione sono dovute intervenire le forze dell'ordine. «Quello che stiamo vedendo sono le conseguenze di un problema sociale ben presente ed esasperato dalla pandemia. Le scelte politiche delle istituzioni ne sono la causa», concludono dal collettivo.

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