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Addetti degli appalti ferroviari "in ginocchio" preparano la protesta

Mercoledì 24 giugno dalle 10 presidio alla stazione di Mestre. La cassa integrazione ritarda, l'integrazione salariale non c'è per mancanza di liquidità. Sigle: «Le famiglie non ce la fanno»

La situazione per i lavoratori degli appalti dei servizi ferroviari è diventata insostenibile: lo dicono le sigle sindacali dei trasporti che hanno annunciato un presidio di protesta mercoledì 24 giugno dalle 10 davanti alla stazione dei treni di Mestre. Finiti tutti in cassa integrazione, con il lockdown di fine febbraio e la drastica riduzione dei servizi erogati dalle società che gravitano attorno a Fs (ferrovie dello Stato), questi lavoratori si sono trovati a non percepire nulla. Le anticipazioni delle integrazioni salariali, spiegano i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl e Orsa ferrovieri, pur concesse al datore di lavoro di imprese pluri-localizzate, non ci sono per mancanza di liquidità. I tempi di erogazione del sussidio Inps, che corrisponde al 40% delle ore autorizzate nell’intero periodo, non copre i bisogni delle famiglie, specie monoreddito.

La frammentazione dei servizi

La situazione era già difficile prima per il quadro frammentato di lotti e gare al massimo ribasso dei servizi e quindi delle retribuzioni degli addetti. Il coronavirus ha piegato le ginocchia a questi operatori in appalto. Si attende da 3 anni il decreto con le tabelle del costo del lavoro per settore che dovrebbe arrivare dal ministero del Lavoro, spiegano i sindacati. I decreti Rilancio e Cura Italia dovevano assicurare i pagamenti a un mese e mezzo dalle richieste inoltrate dalle Società. Ma così, anche in questo caso, non è stato. Alcuni di loro hanno chiesto prestiti, ad altri neanche sono stati concessi, dicono le sigle. Fatto sta che, «a distanza di tre mesi, solo una piccola parte di loro ha ricevuto un sostegno al reddito anticipato dall’azienda, sugli oltre 7 mila lavoratori in questa condizione. Ad oggi la cig (cassa integrazione) non è ancora stata erogata dall'Inps». Rimane la mobilitazione.

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