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Scivola sul pavimento bagnato e si rompe un braccio: battaglia per avere il risarcimento

E' successo nel 2015 in piazza Pastrello a Favaro. Una 41enne del posto si è rotta un braccio: "Colpa dell'acqua della fontana, il Comune doveva intervenire per evitare pericoli"

Scivola e cade per terra attraversando la piazza "bagnata" da una fontana ornamentale e si rompe un braccio, ma per la compagnia di assicurazione del Comune la colpa è solo sua, di una 41enne di Favaro: doveva prenderla “alla larga”. 

La donna, M. S., il 17 luglio 2015 sta attraversando tranquillamente piazza Pastrello quando scivola e cade per terra, lamentando forti dolori al braccio. A causare lo scivolone, dell'acqua schizzata dalla fontana che abbellisce l'area e fluita lungo tutta la pavimentazione: la malcapitata, infatti, era rimasta a debita distanza dagli zampilli e anche dall'area circolare delle caditoie dove “dovrebbero” venire raccolti e restare circoscritti i getti. Secondo una nota di Studio 3A, azienda specializzata in risarcimenti civili e penali, era passata all'altezza dell'estremità di una delle “punte” del disegno ornamentale dell'opera di arredo urbano.

Il capitombolo non è una banalità perché la 41enne, impattando sulla pavimentazione, si procura una brutta frattura scomposta a un polso: deve portare il gesso per trenta giorni e poi sottoporsi e un lungo ciclo di terapie per recuperare la funzionalità del braccio. La danneggiata, per ottenere un equo risarcimento, attraverso la consulente Daniela Vivian, si è rivolge quindi a Studio 3A, che invia subito una richiesta danni al Comune di Venezia chiedendo le coperture assicurative. "Ma l'assicurazione risponde picche disconoscendo ogni responsabilità - spiega Studio 3A - In primo luogo, si sostiene che l'incidente non è stato provato, laddove invece M.S. ha prodotto la testimonianza inequivocabile di una 66enne che ha visto tutta la scena, che l'ha anche soccorsa e che ha dichiarato: 'Vedevo una signora scivolare e cadere violentemente, a causa del suolo bagnato della piazza che era fradicio a causa degli spruzzi della fontana, che non era in alcun modo delimitata'”.

La seconda motivazione addotta dalla compagnia riguarda la pericolosità della piazza: “Nel luogo dell'incidente non è stata riscontrata alcuna anomalia tale da costituire insidia o trabocchetto, caratterizzata dall'elemento oggettivo della non visibilità e soggettivo della non prevedibilità e non evitabile con l'ordinaria diligenza”, scrive. E chiarisce: “La presenza di un tratto di pavimentazione bagnato nelle vicinanze di una fontana che eroga acqua a getto continuo è da ritenersi conseguenza del normale funzionamento della stessa”.

“Una giustificazione che lascia esterrefatti – commenta la consulente personale e direttrice commerciale di Studio 3A, Daniela Vivian – Primo, perché quella fontana non è minimamente delimitata; secondo, perché la nostra assistita si trovava a svariati metri di distanza dai getti: qui la responsabilità è tutta del Comune, che non ha trovato il modo di contenere gli spruzzi con opportune caditoie di raccolta e materiali idonei ad una bagnatura non sporadica o, in alternativa, con una manutenzione periodica. Del resto, non è ammissibile che la piazza di un paese sia fruibile solo a metà perché l'altra è off-limits per il pericolo di allagamento da giochi d'acqua. Ci auguriamo che la compagnia di assicurazione e l'amministrazione comunale rivedano le loro posizioni e si assumano le loro responsabilità sull'accaduto: sarebbe increscioso per questa signora dover anche affrontare una causa per ottenere giustizia, dopo quello che ha passato”.
 

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