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«Non è un rudere ma patrimonio storico». Comitati per un accordo che conservi l'antica Posta

Nessuna strada intentata per il restauro di ciò che resta dello stabile alle Barche. Lettera a Mattarella, al presidente Conte, al ministro Franceschini e alla Sovrintendenza per ottenere un vincolo. Ora si punta su ciò che univa Mestre e Venezia

«Restaurare e conservare l'edificio storico di Mestre». Così deve essere definito, dicono gli associati del comitato Mestre Mia, e non «rudere Ferrari», (dal nome della vecchia proprietà dello stabile), l'antica Posta di piazza Barche, immobile foderato e inutilizzato per decenni accanto al centro commerciale, che ora farebbe capo all'Immobiliare turistica Srl di Scorzè. Alla petizione lanciata in rete dal comitato, rivolta al sindaco Brugnaro contro l'abbattimento cui la Posta pare destinata, in base a un accordo di programma per realizzare un palazzo di 7 piani, vari altri gruppi si sono uniti. Tra gli aderenti a Salviamo l'antica Posta c'è Amico Albero, il comitato Forte Gazzera, l'associazione ex Umberto I, il Centro studi storici di Mestre, il Gruppo 25 Aprile, l'Ecoistituto del Veneto, Italia Nostra, il Presidio di Mestre e terraferma, l'Istituto nazionale Castelli d'Italia. Alcuni di questi presenti alla conferenza di sabato in via Torre Belfredo, per illustrare l'appello del gruppo di comitati e associazioni.

Il vincolo

«Non ci interessa quello che sarà dopo - dice Fabio Bevilacqua di Mestre Mia - la destinazione futura della Posta sarà oggetto di successivi programmi urbanistici, nostro obiettivo non è interferire con la proprietà, ma fermare l'abbattimento e realizzare un restauro conservativo». Un albergo, un resort, un ristorante, un negozio. «L'importante è salvare la Posta». Cioè arrivare a ottenere un vincolo storico-tradizionale che ne garantisca la sopravvivenza, dicono Fabio Bevilacqua, Luca Rizzi, Arianna Secco di Mestre Mia e Marco Gasparinetti del Gruppo 25 Aprile. Sul come fare per ottenerlo i comitati hanno già pensato, inviando alcune Pec: alla Sovrintendenza, al ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini, al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e infine al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E naturalmente convincendo il sindaco a diventare portatore di questa richiesta, nel mediare con la proprietà, affinché l'abbattimento venga stralciato dall'accordo con il privato, e anzi, si sostenga la conservazione attraverso il supporto economico. 

Le risorse

Cosa vieti di utilizzare le risorse del patto per Venezia o la legge Speciale, comunque destinate anche alla gronda lagunare, allo scopo difendere quell'edificio, lo chiede Gasparinetti. «Siamo insieme qui a difenderlo perché basta guardare ai Navigli a Milano per capire l'importanza della valorizzazione della vicinanza della città all'acqua. Quale immobile meglio della Posta ha una collocazione, piazza Barche, che permette di recuperare quel rapporto con la laguna, al centro del legame storico fra Venezia e la terraferma. Siamo comune unito - commenta Gasparinetti - a questo punto difendiamo ciò che rappresenta il legame fra le città».

Le radici

«Non stiamo parlando di macerie - sottilineano Bevilacqua e Sergio Barizza, responsabile degli Archivi Storici del Comune di Venezia - La struttura ha solo la ferita della bomba del 1944 del battaglione Felisati. Non ci sono state altre modifiche. L'edificio è uguale e identico a quando c'era il Garage Reale - ai primi del '900 -. Restauro conservativo significa recuperare lo stabile attraverso uno studio degli elementi architettonici riconducibili alle origini. Se potessimo recuperare l'anima di Mestre, il centro vitale della città, Torre Belfredo, Torre del Dazio, anche malandata, il Parco Ponci, anche abbandonato, potremmo ancora restituire qualcosa che è nelle sue radici, guardando al futuro». 

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Il legame con l'acqua

«Piazza Barche - dice anche Barizza - per 500 anni ha tenuto unite Mestre e Venezia. I barcaioli, che risiedevano nell'attuale quartiere Altobello, vivevano del trasporto delle merci, risalivano il canale fino al centro di Mestre, e qui risiede l'intreccio fra la terraferma e Venezia». «Non siamo contro Brugnaro - sottolinea Rizzi - Dalla politica, qualsiasi essa sia, ci aspettiamo una visione prospettica. Vogliamo conservare la testimonianza storica delle Barche, che potranno diventare punto di accesso a via Poerio, piazza Ferretto e, speriamo, piazza Sicilia e l'ospedale -.  La Posta restaurata sono le quinte del lato nord simmetriche a quelle del lato sud. Ricostruire l'area si inserisce nella proposta del collegamento acqueo tra Mestre e Venezia, per la potenzialità di sviluppo della città intera. Immaginatevi il ritorno che può avere su Mestre riportare le barche in canal Salso: si cambia la storia».

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Il concorso di idee

Anche il comitato ex Umberto I è a favore di questa iniziativa. «Non basta inseguire l'interesse privato del momento - afferma Monica Coin dell'associazione - se non si ha una visione d'insieme della città, indipendentemente dalle finalità turistiche. Mestre non è appendice di Venezia». «Chiediamo  - conclude Secco - di preservare il bene e restaurarlo di fronte alla colonna della Sortita - non si parla più, al tavolo di sabato, delle distanze minime dalla Posta - Nel 2015 ci fu un comitato di cittadini interessati al recupero della storia e la colonna del Risorgimento si riavvicinò alla sua posizione originaria, ma si può spostare ancora - ironizza - . Penseremo dopo, magari con un concorso di idee, al futuro della struttura, l'importante è che avvenga il riconoscimento dell'importanza del bene». «Il Comune solleciti la proprietà a creare un progetto che inglobi anche l'antica Posta», dice Gianni Ferruzzi del Centro studi storici Mestre. Proprietà che potrebbe non avere interesse a cambiare ciò che resta della Vue de Mestre.

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