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Via Piave, residenti esasperati. «Controlli, ronde, e azioni sul piano sociale e sanitario»

Il giorno dopo gli accoltellamenti. Timori e appelli di residenti e commercianti. «Noi privati della libertà sugli spazi pubblici. Per il quartiere questo è un danno d'immagine». La politica: «Serd al minimo nel momento massimo di emergenza»

Due gli accoltellati mercoledi nel tardo pomeriggio in via Piave. Sono entrambi fuori pericolo, ma feriti in modo serio, uno è in Terapia intensiva all'ospedale all'Angelo, piantonato dalla polizia, l'altro, dopo il ricovero a Mestre è stato trasferito a Treviso. Le lesioni subite durante l'ennesima aggressione hanno toccato all'apice dell'ennesimo violento scontro in zona, forse una rissa per la spartizione della piazza di spaccio. I due sono stati separati, forse per una razionalizzazione dei posti nelle Terapie intensive, ma probabilmente per motivi di sicurezza.

Un'altra serata di paura e preoccupazione per i residenti e per i negozi della via e del quartiere. Uno dei feriti, nigeriano sui trent'anni, si era presentato in farmacia, all'angolo con via Cavallotti, per chiedere aiuto. Perdeva sangue a terra, un connazionale gli tamponava la schiena, una scena drammatica. Ed è solo l'ultimo episodio, di una lista di furti, rapine, scippi, minacce e violenza che la gente del quartiere collegato a via Piave, deve subire ogni giorno. Lo hanno scritto in una lettera al nuovo ministro dell'Interno Matteo Piantedosi residenti e negozianti e ora la lista dei firmatari si sta allungando. «Il crescente degrado sociale e urbano si è enormemente aggravato: spaccio, consumo di droga, prostituzione, furti, rapine, aggressioni, offese e ritorsioni, oltre alla limitazione della libertà dei residenti, al danno d'immagine, a sporcizia e abusi - si legge - La presenza di gruppi di spacciatori ha superato solo negli ultimi cento metri di via Cappuccina le 50-60 persone, prendendo possesso di tutti gli spazi». Per questo chiedono: «più forze dell'ordine, la sorveglianza dell'esercito, ronde, vigili di quartiere - e che - anche che Regione e Comune, con l'Usl 3, mettano in campo azioni sul piano sociale e sanitario per ridurre il numero di tossicodipendenti».

Un punto questo su cui da anni prende posizione il consigliere comunale Gianfranco Bettin (Verde Progressista). «Solo sul lato repressivo il problema non si risolve - argomenta - Devi tirare via la miniera d'oro delle migliaia di consumatori, locali e da fuori, che formano un mercato enorme per la droga», quindo, oltre alla repressione dare risposte ai consumatori. «Almeno raddoppiare il personale al Serd, trenta operatori a bassa soglia in più e flessibili sul territorio. Contatto, presa in carico, prevenzione ed educazione». «È da tempo che chiediamo un approccio integrato nel quale la repressione sia affiancata da politiche sociali, trasformazioni urbanistiche, culturali, coinvolgendo associazioni, parrocchie, scuole, imprenditori, cittadini. Fortunatamente nella zona di via Piave sono molto quelli che con il loro impegno fatto di volontariato e anche di impresa cercano di rilanciare il territorio “dal basso”, creando comunità e proposte che possano far ripartire il quartiere. L’unico vero assente è un’amministrazione che sappia cogliere questi punti di forza e accompagni queste realtà», sono le parole del capogruppo del Partito Democratico in Consiglio comunale, Giuseppe Saccà.

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