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Venditori porta a porta scatenati: pentole e materassi, imbrogli da 3mila euro

Due donne di Mestre e Marghera si sono rivolte ad Adico dopo essersi accorte di aver sottoscritto contratti con l'inganno. Associazione al lavoro per annullare il documento

C’è l’impiegata mestrina che s’è ritrovata con un contratto per l’acquisto di un set di pentole e di una macchina a vapore per pulire il pavimento alla “modica” cifra di 3 mila euro. E la pensionata di Marghera che dovrebbe sborsare 3.640 euro per un materasso e alcune trapunte. Sono loro le ultime due vittime dei venditori porta a porta che si sono rivolte all’Adico questa settimana per invocare la rescissione del contratto. Le aziende in questione sono nuove del giro, una di Bergamo e una di Correggio (Reggio Emilia), e adottano le identiche strategie di altre già conosciute per operare in modo non proprio trasparente.

“La pensionata di Marghera – racconta Carlo Garofolini, presidente dell’Adico – è stata inizialmente contattata al telefono dai vendiotori di E. che le hanno comunicato di avere un catalogo molto interessante e hanno preso un appuntamento per andare a trovarla a casa senza impegno. Quando il venditore è andato nell’abitazione della donna le ha fatto firmare un catalogo, spiegando che era solo una formalità. Risultato? Dopo i 14 giorni nei quali ci si può avvalere del diritto di recesso, l’azienda ha telefonato alla pensionata dicendole che le avrebbe inviate a casa quanto ordinato, materassi e trapunte, per un controvalore di 3.640 euro. Naturalmente la poveretta è caduta dalle nuvole e solo in quel momento ha capito di aver sottoscritto un contratto e non di aver firmato un semplice catalogo”.

Con una tecnica simile i venditori di C.M. hanno rifilato una batteria di pentole e una macchina a vapore per una spesa di 3 mila euro a una impiegata mestrina. In questo caso il venditore s’è presentato direttamente a casa della donna che tra l’altro quel giorno non si sentiva bene. Dopo tante insistenze è entrato in casa, ha mostrato il classico catalogo, lo ha fatto firmare all’impiegata e se n’è andato. "E alla fine - continua Garofolini - ecco che la nostra assistita s’è ritrovata con una batteria di pentole assolutamente non richiesta”. Come detto, la comunicazione dell’avvenuto acquisto viene effettuata dopo i 14 giorni nei quali si può sfruttare il diritto di recesso. Ma “tramite il nostro ufficio legale ribadiamo da parte dei nostri soci l’inesistenza di una volontà a contrarre e dunque l’inesistenza e/o la nullità del contratto. Invochiamo dunque l’annullamento per vizio del consenso”.

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