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Venerdì, 19 Aprile 2024
Mestre Mestre Centro / Via Piave

Un progetto per illuminare il futuro di via Piave: nuova vita ai negozi e spazi per la cultura

Accordi tra proprietari, urbanisti Iuav e un gruppo di lavoro che vuol dare l'impulso per riqualificare una delle arterie più importanti del centro: "Nei prossimi anni cambierà tutto"

Via Piave come una grande vetrina, negozi ormai chiusi da tempo che riaprono per attività temporanee, esposizioni, mostre. Sembra un sogno, e invece è ciò che potrebbe presto avvenire. Perché i presupposti ci sono tutti e una delle arterie principali della città, collegamento tra la stazione e il centro, potrebbe nei prossimi anni inserirsi appieno nella riqualificazione complessiva di Mestre: "Il degrado della zona non è così drammatico come si dipinge - spiegano gli ideatori del progetto - Ci sono attività di pregio, sedi di associazioni culturali e sociali. E poi la posizione strategica di collegamento tra una delle più importanti stazioni d'Italia e il centro cittadino, oggetto in questi anni di importanti azioni di riqualificazione. Si pensi al museo M9 e al centro Candiani. Non a caso la zona sta per vedere un aumento considerevole della presenza di turisti in virtù di importanti interventi edilizi avviati o già conclusi, come l'ostello appena entrato in funzione".

Progetto "Riverberi"

Tutto nasce dalla proposta di azione del "Gruppo di lavoro Piave", affiancato da un team di giovani architetti e urbanisti formati allo Iuav che si è riunito nell'associazione ETICity: obiettivo è la rivitalizzazione dei negozi chiusi nella principale strada del quartiere. "Lo stato di queste attività - spiega Nicola Ianuale, del gruppo di lavoro - contribuisce a creare un'atmosfera di abbandono, rendendo poco desiderabili gli spazi alle persone di passaggio. Gli abitanti devono invece godere dei benefici dello sviluppo dell'area". Come risolvere il problema? "Vogliamo favorire lo sviluppo gratuito di attività temporanee, ampliare l'offerta ma senza creare concorrenza a quelle già esistenti. Tutto senza oneri a carico dei proprietari, che saranno liberi di recedere in qualsiasi momento se troveranno acquirenti o affittuari".

"Il vuoto si illumina"

L'idea sembra piacere sia all'amministrazione comunale che ai proprietari dei locali. "Abbiamo cominciato a conttattarli - annuncia il gruppo di lavoro - E come punto di partenza abbiamo la disponibilità di 4 vetrine. C'è stato un incontro con l'assessore alla Sicurezza, Giorgio D'Este, presto vedremo anche il titolare dell'Urbanistica, Massimiliano De Martin. Abbiamo la possibilità di fare qualcosa di concreto. Parliamo di vetrine sfitte da tempo, il 25,5% dei negozi di via Piave sono chiusi. Il futuro del quartiere non deve essere slegato dallo sviluppo del centro. Poi ci saranno altre fasi, una relativa alla viabilità automobilistica e pedonale, una terza per reinventare la zona di piazzale Baisnizza, rispetto al nulla che c'è adesso".

Il "boom" dei prossimi anni

Il gruppo di lavoro ha realizzato una mappatura del commercio e una proiezione per il 2020 con le 8 nuove strutture ricettive che caratterizzeranno il territorio circostante. Ci saranno tra i 6 e i 7mila posti letto, 2 milioni di presenze turistiche potenziali l'anno. "Vuol dire una grande concentrazione attorno alla stazione - spiegano - È un'opportunità, se c'è un'offerta legata all'artigianato locale e alle tradizioni. Creiamo un collegamento dalla stazione al centro pedonale della città, dove ci sarà l'M9. C'è questo ultimo miglio da costruire. Noi facciamo da intermediari tra i soggetti, qui possono nascere soprattutto attività di tipo culturale, offerta di qualità".

I gradi di impiego delle vetrine

Una cinquantina le vetrine potenzialmente interessate dal progetto. Sono previsti diversi gradi di impiego, a seconda della disponibilità dei proprietari: solo la vetrina (gli occupanti si impegnano a curarla, a tenere aperta la serranda in certi orari, ad affiggere elementi, opere, lavori, colori); il livello successivo, con l'impiego anche dell'ambiente interno, ma solo per esposizione; e il terzo, il più impegnativo, ovvero l'utilizzo dello spazio interno per attività compatibili con le finalità del progetto. Di fatto si è già partiti. Quattro vetrine sono pronte per essere utilizzate, ma non solo. "Nel nostro 'quartier generale', al civico 67 (a due passi dalla chiesa, ndr) abbiamo organizzato concerti, presentazioni di mostre e di libri. In programma fino a fine anno almeno altri 30 eventi. Sono già passati di qui il vescovo di Sarajevo, ricercatori dell'università di Perugia, giornalisti, professionisti", è stato spiegato. Insomma, i cittadini in via Piave ci credono e vogliono rimboccarsi le maniche.

D'Este: "Idee che vanno nella giusta direzione"

Idee che hanno trovato una porta aperta a Ca' Farsetti: "Per migliorare la percezione di insicurezza dobbiamo intervenire anche sulla riqualificazione del tessuto urbano e sociale, e questo fervore fa ben sperare - ha commentato l'assessore alla Sicurezza, Giorgio D'Este -  Dobbiamo far cambiare faccia a quell'area, se questo attivismo viene unito a una giusta attività di prevenzione, allora il fenomeno viene aggredito su due fronti. Il nostro obiettivo è di invertire la marcia e ce la faremo".

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