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Giare, timori per i tubi vicino al generatore. Il Comune assicura: «Impianto fermo»

Il comitato Opzione Zero: «La ditta sta posando le tubature del circuito di teleriscaldamento per partire». L'assessore Barberini: «Non verrà avviato fino a che non sarà tutto a norma»

A far riesplodere il caso del generatore di calore a Giare, alcune tubature apparse pochi giorni fa a margine della strada in via Onari, poco distante dall'impianto. Il comitato Opzione Zero e alcuni residenti del posto sono tornati alla carica, preoccupati che la posa di quei lunghi tubi del circuito di teleriscaldamento possano sanare una situazione per ora «non a norma», permettendo alla macchina di entrare in funzione, nonostante le irregolarità. Una condizione che, spiega l'assessore all'Ambiente Maurizio Barberini, non potrà verificarsi «fino a che non sarà tutto a norma».

'Speculazione'

«Come denunciato dal comitato Opzione Zero e dal movimento Mira in Comune è ancora più chiaro che l’impianto non era un cogeneratore, ma un bruciatore per la produzione di energia, che non ha mai regolarizzato la sua funzione attraverso un permesso della Regione. È un chiaro esempio di impianto speculativo finalizzato a sfruttare gli incentivi per la produzione di energia elettrica da biomassa. Che si appresta solo oggi a posare le tubature per il teleriscaldamento. C’erano i presupposti per smantellare definitivamente questo impianto vecchio e inquinante, ma l’amministrazione comunale ha preferito tergiversare”.

Lo smantellamento

«Il recupero del calore prodotto costituiva presupposto obbligatorio per poter installare un impianto di co-generazione in zona agricola tramite dichiarazione di inizio attività (Dia) - scrive Opzione Zero -. Una procedura estremamente agevolata. La certezza sulla mancata fornitura di acqua calda alle case e alle attività produttive circostanti era stata testimoniata anche dai proprietari degli edifici medesimi, i quali mediante autocertificazione avevano dichiarato di scaldarsi con impianti autonomi. La vicenda era poi stata portata in Consiglio comunale che impegnava l’amministrazione ad attivarsi concretamente per risolvere il problema. Ne è seguita un’ordinanza del Comune per la chiusura dell’impianto, ma solo per anomalie riscontrate rispetto al tipo di combustibile utilizzato e alla mancanza del certificato di prevenzione incendi. Una disposizione non funzionale allo smantellamento dell’impianto».

Il Comune

«Per noi l'impianto è fermo da oltre un anno - afferma Barberini -. Abbiamo chiesto altre misurazioni all'Arpav, tipo rumore o fumi, e accertamenti che la società non ha ancora completamente presentato al Comune. Niente può essere messo in attività finché manca anche un approfondimento sulle sostanze utilizzate. Cioè oli e scarti ed effetti delle sostanze adoperate. Dal punto di vista urbanistico è invece emerso che l’impianto può stare lì dove sta. Le accuse di inerzia a questa amministrazione sono del tutto gratuite. Oltre un anno fa abbiamo convocato un tavolo per verificare la regolarità dell'impianto coinvolgendo Regione, Vigili del Fuoco e Arpav. Abbiamo lavorato minuziosamente per verificare i documenti e coinvolto Arpav per un' ispezione dalla quale è risultata un'irregolarità rispetto al rumore, cosa per la quale è stata emessa anche una sanzione. Per quanto mi riguarda l'impianto non verrà mai avviato fino a che non sarà tutto a norma».

I residenti

A intervenire sono anche due residenti della zona, il signor Fanari e la vicina di casa, Alida. «L'odore dell'olio che brucia è insopportabile. È da quando è stato aperto l'impianto che denunciamo questo, specie d'estate, quando arriva a bruciarti perfino la gola. Il rumore disturba, specie di notte. Questo impianto dovrebberlo farlo vicino alle loro case per capire. Già la Romea crea disagi e problemi, figuriamoci questo motore. Qui ci sono bambini, anziani e malati gravi. Non serviva aggiungere anche questo». «Bruciare oli è più dannoso che bruciare nafta e questo non lo vogliono capire - dice il signor Fanari -. Ma mi recherò a presentare un esposto ai vigili del fuoco, quanto meno loro verranno a fare un'indagine».
 

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