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Addetti dei Musei Civici a casa: "Tra noi anche rappresentanti sindacali. È accanimento"

"Dai neoassunti veniamo a sapere che stanno svolgendo le nostre stesse mansioni, il catalogo è rimasto lo stesso e si fa vendita di oggettistica con codice a barre, quindi in forma anche semplificata", racconta Stefano, uno dei dipendenti senza lavoro dopo il cambio di appalto.

Sigla Filcams Cgil sempre più decisa ad andare fino in fondo nella vertenza dei lavoratori dei Musei Civici, per cui nella prima udienza del giudice del lavoro di Venezia, lunedì, ha assistito al respingimento del ricorso e alla elezione del tribunale di Milano come sede competente a redimere la causa.

"Abbiamo scomodato tutte le istituzioni della città per avere ragione della conservazione del posto di lavoro di questi dipendenti storici - spiega Monica Zambon, segretario Filcams Cgil Venezia -. Ma comprendiamo molte cose. A partire dai contratti applicati ai neoassunti, a tutele crescenti, quindi più convenienti dal punto di vista economico per l'impresa. Fino alle presunte liberatorie che la società avrebbe fatto firmare ai nuovi addetti, per proteggersi dal rischio di impugnazione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Vogliamo poi tralasciare che tre dei lavoratori che hanno perduto il posto erano rappresentanti sindacali?" Si chiede Zambon.

"La Cgil non può accettare che nel corso di un cambio d'appalto per la fornitura di un servizio in tutto e per tutto uguale alle caratteristiche del precedente, i lavoratori, per motivi non fondati, vengano esclusi dalla successiva azienda d'appalto - conclude Roberta Gatto, Filcams Cgil Venezia. Attraverseremo qualsiasi grado di giudizio per rimettere i sei dipendenti storici al loro posto".

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