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Venezia seconda città del Veneto dove si muore di più sul lavoro

Da gennaio al 31 luglio 2023 in provincia i morti sul lavoro, o chi ci stava andando, sono stati 11

Si muore ancora troppo sul lavoro nel Veneziano, in zona arancione nell’incidenza sugli occupati. Secondo i dati dell’osservatorio Vega Sicurezza e Ambiente, da gennaio al 31 luglio 2023 in provincia i morti sul lavoro, o chi ci stava andando, sono stati 11 contro i 12 dell’anno precedente, mentre è scesa di un’unità la voce degli infortuni sui luoghi di lavoro, da otto a sette.

E la Cisl Venezia non solo chiede di non abbassare la guardia ma di fare tutti gli sforzi possibili per aumentare la sicurezza e gli investimenti, pubblici e privati, per rendere ogni posto di lavoro protetto. I fatti del 31 agosto di Brandizzo (Torino) con l’investimento di cinque operai addetti alla manutenzione dei binari da parte di un treno, fanno riemergere tutti i problemi di chi, ogni giorno, rischia di morire laddove dovrebbe essere al sicuro. «I decessi sul lavoro non sono più accettabili – spiega Nicola Criniti della segreteria Cisl Venezia – e come organizzazione sindacali è da tempo che chiediamo più controlli. Le responsabilità sui singoli incidenti vanno accertate dagli organi competenti e punite se del caso. Ma esiste la necessità di una assunzione di responsabilità collettiva di tutti gli attori che agiscono direttamente o indirettamente nel mondo del lavoro perché questa mattanza venga a cessare». Nei primi sette mesi dell’anno in corso, in Veneto si sono registrati 40 morti sul lavoro (con un’incidenza tra l’1 e l’1,25 ogni milione di occupati) e Venezia è la seconda provincia veneta dove si muore di più dopo Verona (15) e prima di Treviso (10). Numeri inaccettabili.

Su iniziativa e stimolo del prefetto di Venezia Michele di Bari a metà luglio in prefettura a Venezia è stato firmato un protocollo d’intesa che prevede la costituzione dell’Osservatorio Provinciale Sicurezza sul Lavoro, convocato e presieduto dallo stesso prefetto. Monitorare il fenomeno degli infortuni sul lavoro nei posti più a rischio, individuare quali strategie d’intervento adottare, rafforzare la collaborazione fra i diversi soggetti sono tra i principali obiettivi dell’Osservatorio. «È importante – continua Criniti – che l’osservatorio diventi operativo quanto prima. Formazione, prevenzione e controlli, per i quali servono assunzioni urgenti negli enti preposti, sono le attività da rafforzare se si vuole davvero fermare queste morti. E ci vuole una collaborazione continua e costante tra tutti gli attori (Istituzioni, enti e parti sociali) a partire da quelle iniziative che già sono in atto, come i Piani Mirati di Prevenzione avviati dalle Ulss».

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