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Mose: «Non c'è corrosione sugli elementi strategici»

Il punto di vista dell'ingegner Giovanni Cecconi sullo stato conservativo delle paratoie: indagine voluta dal commissario Spitz, affidata al professor Nicolas Larché e consegnata alla Corte dei conti

«Sembra non ci sia corrosione sulle componenti strategiche del Mose. Quella che è presente è superficiale e la ruggine riguarda parti di minor pregio come gli acciai usati per primi, in fase sperimentale, a Treporti. Nel caso dei tiranti basta utilizzare della pasta anti-corrosione». L'ingengner Giovanni Cecconi, già direttore della control room del Mose e del sistema informativo del Magistrato alle Acque, oggi responsabile del Wigwam di Venezia, organizzazione di promozione sociale e ambientale, è di questa opinione. «Il professor Nicolas Larché, esperto di corrosione marina e direttore dell'Institut de la Corrosion, sembra poter giungere alle stesse conclusioni», dice Cecconi. A Larché è stata affidata l'istruttoria sullo stato conservativo delle paratoie del Mose e sulla vita residua degli elementi di "tensionamento" della barriera, dal commissario straordinario per il Mose Elisabetta Spitz, che si è conclusa ieri. 

Il lavoro si è basato su un'accurata analisi "in loco" delle condizioni attuali dei manufatti in acciaio delle quattro barriere del sistema e i risultati sono stati consegnati dal Commissario Spitz al Provveditorato interregionale per le opere pubbliche, alla Corte dei Conti e al ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili per le opportune valutazioni. Già martedì circolavano indiscrezioni rispetto allo stato non preoccupante dei manufatti in questione. «La corrosione dei procedimenti è molto più allarmante a mio avviso, rispetto a quella degli acciai - prosegue Cecconi - Bisogna sottolineare che questo sistema, unico al mondo per i suoi elementi che stanno perennemente sott'acqua, visto che in una città come Venezia non si potevano avere a vista, la manutenzione ogni 3-5 anni è essenziale per le paratoie, di 20 metri circa di lughezza e spessore di 5, perché consente di non sostituirle. La manutenzione ora è ferma da 8 anni. Ed è bloccato anche l'affidamento a Fincantieri che se ne doveva occupare, a causa di screzi sopraggiunti».

Per questo Cecconi parla di «corrosione dei procedimenti». La nomina del successore di Zincone, Fabio Riva a provveditore, è stata "sospesa" dalla Corte dei conti per "vizi di procedura", e così si rischia che venga perso tutto il lavoro fatto. Per i tecnici comunque non ci sarebbe corrosione dei perni, cioè i meccanismi portanti delle barriere. «Il Mose è rivestito di vernici speciali, non nocive per l'ambiente, che consentono di tenere lontani gli organismi marini che intaccano i materiali - continua Cecconi - Mi preoccuperei di più per la conca di Malamocco e per le due di Chioggia, che ancora non sono completate e non possono funzionare per consentire l'attività del porto, indipendentemente dal Mose. Ogni anno che passa senza che l'opera venga completata - continua - c'è un costo di 200 milioni per la manutenzione, più onerosa perché manca l'automazione. Oltre che per contrastare la corrosione le risorse del Recovery dovrebbero essere investite per perfezionare un sistema che il mondo ci invidia». Giovanni Cecconi ha organizzato per il prossimo 13 novembre un giro della laguna a bordo di un'imbarcazione, sulla quale sarà possibile pranzare e compiere una perlustrazione del sistema, approfittando della presenza dell'ex provveditore Cinzia Zincone. Dalle 9 alle 17, partenza dal Tronchetto. Info: ceccogio@gmail.com

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