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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Saloni di bellezza, dilaga l'abusivismo: «Lucrano in centinaia»

Durante il Covid i lavoratori in nero hanno imparato a farsi pubblicità sui canali dedicati nei social, sulle chat e altre piattaforme e ora dilagano

«Passata la pandemia e gli anni difficili del Covid, ora nel settore della bellezza rimangono solo gli effetti collaterali peggiori: l'abusivismo dilagante». A lanciare l'allarme e puntare il dito contro i lavoratori invisibili del benessere è il presidente di Federazione di settore della Confartigianato San Lio Umberto Corrà, che a nome della categoria denuncia il crescendo esponenziale di questa pratica in centro storico a Venezia, anche in quei settori che fino qualche tempo fa erano rimasti abbastanza indenni, come le grandi feste, i matrimoni importanti e gli eventi mondani e culturali ospitati a Venezia.

«Il dilagare di questa pratica è ormai prassi»

«Durante il Covid i lavoratori in nero hanno imparato a farsi pubblicità sui canali dedicati nei social, sulle chat e altre piattaforme, erogando così, in barba alle norme, i servizi che le aziende in regola non potevano erogare perché chiuse dalle varie ordinanze - aggiunge Corrà -. Ora, passata l'emergenza, il dilagare di questa pratica è diventata prassi organizzata, e mentre i saloni hanno visto un'inspiegabile assottigliarsi dell'utenza, chi lavora con questi metodi e completamente in nero continua a fare affari». E la questione non è di poco conto, perché chi ha un'attività regolare con sede fissa e i titoli per svolgerla anche a domicilio o itinerante, oggi è stato scalzato da chi abusivamente opera senza avere una sede fissa autorizzata e forse nemmeno la partita iva.

Centinaia di siti che lucrano a danno delle attività in regola

«La questione oggi purtroppo non si ferma alla lavorante in regola che seppur non dovrebbe, arrotonda andando a fare i capelli all’anziana vicina di casa o ad un’ammalata. Anche recentemente in occasione di grandi eventi legati al Carnevale ed altri, che mettono a disposizione degli ospiti ed invitati spazi per i servizi parrucchiera e trucco, la tendenza al ricorso a questi lavoratori non autorizzati è sempre più evidente, non episodica - prosegue Corrà -. Non solo, anche le multinazionali della cosmesi e bellezza, nei loro punti vendita o negli eventi in cui fanno da sponsor, usano questi free lance, erogando di fatto i servizi di un salone ma mimetizzandoli come prove di cosmetici, tinture e prodotti di bellezza, vendendo prodotti ed erogando un servizio. I siti che reclamizzano attività abusive e che lucrano a danno delle attività in regola purtroppo sono centinaia, per smascherare questi abusivi – conclude Corrà - basterebbe monitorarli, ma intanto, i clienti nelle attività regolamentari nel Centro Storico continuano, forse non più inspiegabilmente, ad essere sempre meno».

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