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Quanto è scesa l'aspettativa di vita per la pandemia? La risposta in uno studio Unipd-Ca' Foscari

In Italia, tra il 2019 e il 2020, è passata da 83 a 82 anni. In molti paesi del mondo il Covid ha portato a cambiamenti significativi

È stato pubblicato sulla prestigiosa rivista "PLOS-ONE" uno studio di due docenti delle università di Padova e di Ca’ Foscari, Stefano Mazzuco e Stefano Campostrini, che mostra come in molti paesi del mondo la pandemia di Covid abbia portato a cambiamenti eccezionali nella mortalità. Utilizzando i dati del database sulla mortalità umana (human mortality database) sono state ottenute delle stime su come è cambiata la speranza di vita alla nascita, ovvero il numero di anni che un individuo mediamente vivrebbe. In Italia, uno dei paesi più longevi del mondo, avevamo un’aspettativa di vita di oltre 83 anni nel 2019. Nel 2020 questa è scesa a 82, perdendo, per la precisione, 1,34 anni.

I dati degli altri Paesi

L'aspettativa di vita in Russia è scesa di più: ben 2,16 anni; negli Stati Uniti di 1,85, in Inghilterra e Galles di 1,27. Le differenze tra i paesi sono sostanziali: molti (ad esempio Danimarca, Norvegia, Nuova Zelanda, Corea del Sud) hanno visto un calo piuttosto limitato dell'aspettativa di vita o addirittura un aumento.

Oltre alla triste conta dei morti, lo studio mostra come l’impatto sulla struttura demografica sia dipeso non solo da quante persone si sono ammalate e poi morte a seguito del Covid-19, ma anche all’età di questi soggetti e, più in generale, alla struttura per età delle diverse popolazioni. Pertanto, l’Italia, ad esempio, pur presentando un numero di morti più elevato di tanti paesi, ha avuto un impatto minore sulla struttura demografica.

I ricercatori stanno ora analizzando i dati del 2021 che presto saranno pubblicati in un successivo lavoro. Dalle prime analisi sembra che alcuni Paesi, tra cui l’Italia, abbiano recuperato in parte quanto perso nel 2020, altri sembrano aver marcatamente peggiorato la situazione (tra questi i paesi dell’est Europa), altri confermano invece di non aver subito cambiamenti significativi (tra questi diversi paesi del Nord Europa, asiatici e dell’Oceania).

«Lo studio - commenta Compostrini - ci aiuta a capire il reale impatto della pandemia sulla struttura demografica della popolazione; i confronti internazionali poi aiutano a leggere le storie, anche molto diverse, del vissuto nei paesi». Per Mazzuco, «se nel 2020 abbiamo visto situazioni molto diverse da paese a paese, nel 2021, pur nelle diversità, emerge con chiara evidenza un elemento comune: dove la copertura vaccinale aumenta e raggiunge determinati livelli, l'effetto della pandemia sulla mortalità è minimo». Emerge inoltre che i paesi che più tempestivamente hanno raggiunto un’elevata copertura vaccinale sono anche quelli che hanno avuto il livello di mortalità (per tutte le cause, non solo per Covid) più basso.

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