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«In gravidanza non si deve bere alcol»: il video per la giornata contro la sindrome fetoalcolica

Si stima che circa il 10% delle donne a livello mondiale assuma alcol in gravidanza e che in media circa 15 bambini su 10mila nati in tutto il mondo siano colpiti da sindrome fetoalcolica (in sigla FAS, Fetal Alcohol Sindrome) e da spettro dei disordini fetoalcolici (FASD, ossia Fetal Alcohol Spectrum Disorder), disabilità permanenti di tipo fisico, mentale e comportamentale con implicazioni a lungo termine provocate sul feto dall’alcol gestazionale

Un video per dire no all'alcol in gravidanza e per evidenziarne i rischi: l'Ulss 3 Serenissima lo ha pubblicato oggi, in occasione della giornata mondiale contro la “sindrome fetoalcolica” per sostenere la settimana di sensibilizzazione sul tema che si celebra in tutto il mondo e anche in Veneto. La parola d’ordine, per tutte le donne, è “zero alcol in gravidanza”. Tutta la comunità scientifica è impegnata a far crescere la conoscenza del fenomeno, informare e prevenire, anche attraverso un video, come quello promosso dalla Regione Veneto e realizzato dall’Ulss 3 Serenissima, nonchè pubblicato sui social aziendali.

I dati

Si stima che circa il 10% delle donne a livello mondiale assuma alcol in gravidanza e che in media circa 15 bambini su 10mila nati in tutto il mondo siano colpiti da sindrome fetoalcolica (in sigla FAS, Fetal Alcohol Sindrome) e da spettro dei disordini fetoalcolici (FASD, ossia Fetal Alcohol Spectrum Disorder), disabilità permanenti di tipo fisico, mentale e comportamentale con implicazioni a lungo termine provocate sul feto dall’alcol gestazionale.

In alcune regioni europee, principalmente nell’est Europa, circa un quarto di donne consuma alcol in gravidanza, con una conseguente maggiore prevalenza della FAS, che risulta essere da 2 a 6 volte superiore alla media mondiale.

Irlanda, Bielorussia, Danimarca, Regno Unito e Russia hanno i tassi più alti al mondo di consumo di alcol in gravidanza (dati "Lancet Global Health", 2017). Lo studio stima che il 2% della popolazione europea sia affetta da una FASD, con tassi molto alti tra gli adottati dell'Europa orientale, negli orfanotrofi e negli istituti psichiatrici. E i numeri sono probabilmente destinati a salire a causa di questi tempi pandemici.

Non esistono invece dati italiani circa l’incidenza della FAS e FASD. Per valutare quindi nel nostro Paese il reale consumo di alcol nelle donne in gravidanza o che desiderano avere un figlio – e per prevenire le conseguenze di tale consumo –, il Ministero della Salute ha affidato al Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore della Sanità un progetto pilota, denominato Prevenzione, Diagnosi precoce e trattamento mirato di FASD e FAD, avviato nel 2019 e che si concluderà alla fine del 2021, con gli obiettivi di monitorare il consumo di alcol in gravidanza e la conseguente esposizione fetale, informare sui rischi dell’alcol durante la gestazione attraverso la diffusione di opuscoli e altri strumenti operativi su tutto il territorio nazionale, e formare operatori sanitari e assistenti sociali sulla prevenzione, la diagnosi e il trattamento di FAS e FASD.

I rischi

«L’alcol attraversa facilmente la placenta. Il feto è quindi esposto allo stesso livello di alcol presente nel sangue della madre. Tuttavia, il fegato fetale ha poca o nessuna capacità di metabolizzare l’alcol che interferisce con la divisione cellulare e ne inibisce la crescita, provocando danni a molti organi, principalmente al cervello – spiega Simona Pichini, prima ricercatrice e Direttrice dell'Unità di Farmacotossicologia analitica dell’ISS e coordinatrice del progetto –, tanto che la FAS rappresenta la prima causa conosciuta di ritardo mentale nel bambino e poi nell’adulto. FAS e FASD sono però patologie completamente prevenibili evitando, come raccomanda l’Alleanza Europea per la Sindrome fetoalcolica, il consumo di alcol durante la gravidanza, nei momenti appena precedenti ad essa quando si desidera avere un figlio e anche se si è ad alto rischio di gravidanza non pianificata. Non bisogna bere meno o bere poco, bensì non bere affatto. Dal momento, infatti, che non esiste una dose sicura da assumere durante la gravidanza, l’astinenza è l’unica indicazione da dare e seguire».

Le iniziative dell'Ulss 3 Serenissima

L’Ulss 3 Serenissima, capofila del Programma regionale MammePiù-Guadagnare salute in gravidanza, da anni si occupa della salute delle future mamme. A partire dal 2017 è attivo a Venezia presso l’ospedale Santi Giovanni e Paolo il laboratorio esperienziale MITOSI, rivolto alle donne in gravidanza: propone loro una giornata per imparare a svolgere la corretta attività motoria e a mangiare sano durante i nove mesi della gestazione, per sensibilizzare le future mamme ai principali fattori di rischio dal concepimento ai primi mesi di vita, dai traumi da traffico alle malattie infettive, ai rischi legati, appunto, all’alcol in gravidanza.

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