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Martedì, 30 Aprile 2024
Anziani

Dal caro rette alla carenza di impegnative: «Accedere alle case di riposo è sempre più difficile»

L’appello di Cgil, Cisl e Uil: «Servono tavoli di confronto e risorse in più tramite l’introduzione dell’addizionale regionale»

Rette in aumento, carenza di impegnative di residenzialità, crescita dell’offerta privata, aumento degli anziani non autosufficienti e invecchiamento progressivo della popolazione: la “tempesta perfetta” si sta già abbattendo contro il settore dei centri servizi per anziani, le case di riposo. Per questo i sindacati dei pensionati di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil del Veneto si rivolgono alla Regione, chiedendo di dare un’accelerata al tavolo di confronto dedicato al tema e di intervenire con nuove risorse.

I dati confermano le difficoltà. I rincari esplosi nel 2022 hanno portato il costo medio delle rette in Veneto alla somma di 1.600 euro al mese (per chi ha l'impegnativa di residenzialità) e di 2.400 euro per chi ne è sprovvisto e paga l’intero importo senza contributo regionale. La cifra può superare i 3mila euro nel caso di stanza singola. Nel 2024, secondo i sindacati, si prevedono nuovi aumenti, che potrebbero aggirarsi attorno al 5%. «Tutto ciò rischia di mettere in ginocchio molte famiglie venete - sostengono i sindacati - alcune delle quali, già ora, sono state costrette a togliere il proprio caro dalla struttura, non potendo più sostenere la quota. Di contro, però, molti anziani sono in lista d’attesa per trovare un posto disponibile in qualche centro servizi. Non solo. Anche le impegnative di residenzialità scarseggiano, tanto da essere addirittura terminate in alcune Ulss della nostra regione».

Cgil, Cisl e Uil pongono l’accento anche sulla crescita delle case di riposo private. «Il depotenziamento dei centri servizi pubblici è evidente - spiegano - e rende ancora più urgente mettere mano alla riforma delle Ipab». In Veneto (anno 2020) i centri servizi per anziani sono 339, di cui 133 pubblici e 206 privati. Nel pubblico i posti autorizzati sono 18.210, mentre quelli accreditati sfiorano quota 17.200. Nel privato troviamo 19.483 posti autorizzati e 17.019 accreditati. In generale, dunque, fra strutture pubbliche e strutture private, circa 3.500 ospiti non usufruiscono del contributo regionale. E il bisogno di assistenza crescerà: secondo la relazione sociosanitaria della Regione Veneto, gli anziani con una forma di non autosufficienza sono 328mila, e si prevede che in 10 anni aumentino del 25% gli over 80, che più probabilmente sviluppano la non autosufficienza in forma grave. 

«Il quadro è preoccupante - commentano le segretarie generali dei sindacati veneti dei pensionati Nicoletta Biancardi (Spi Cgil), Tina Cupani (Fnp Cisl) e Debora Rocco (Uilp Uil) - tanto più considerando che i fondi per la non autosufficienza sono rimasti invariati. Nemmeno il pur necessario DDL Anziani, di cui stanno arrivando finalmente i primi decreti legislativi attuativi, prevede nuove risorse, ma solo la riorganizzazione di quelle attuali. Per questo chiediamo alla Regione un atto di buon senso che vada al di là della propaganda elettorale. Per recuperare risorse è necessario introdurre per i redditi più alti l’addizionale regionale che consentirebbe di incassare decine di milioni di euro per finanziare la sanità: parte dei quali potrebbero essere destinati proprio alla gestione della non autosufficienza, anche per attenuare ulteriormente l’effetto del caro rette nelle case di riposo».

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