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Cronaca

La giunta tira dritto sul futuro del Casinò, rischio esuberi e chiusura di Ca' Vendramin

L'eventualità viene presentata come "l'ultima spiaggia". Approvato dalla giunta il nuovo piano industriale, Brugnaro: "Faremo pulizia dei privilegi". I sindacati: "Trattative rotte da loro"

Delibera sul risanamento del Casinò approvata, il rischio di 150 esuberi diventa quindi concreto. Anche se costituisce l'ultima spiaggia, assieme alla possibile chiusura della sede di Ca' Vendramin-Calergi. L'amministrazione Brugnaro tira dritto nella trattativa con i sindacati per riorganizzare la Casa da gioco, che per tornare a essere remunerativa deve tagliare i costi di gestione di milioni di euro (le sigle hanno presentato un piano da poco meno di 3 milioni, Ca' Farsetti intenderebbe raggiungerne 5,8). C'è un iter obbligato: la legge Madia impone infatti che a fronte di un piano di ricapitalizzazione di una partecipata, venga presentato anche un piano di risanamento. Proprio ciò che l'assessore al Bilancio, Michele Zuin, ha presentato in giunta lunedì mattina.

I SINDACATI: "EVITARE ESUBERI E CHIUSURA DI CA' VENDRAMIN"

A fine anno sarà riorganizzato il Casinò attraverso anche la proposta di un nuovo contratto in grado di mettere ordine a indennità e prerogative dei dipendenti: "Spero che si possa arrivare a un'intesa entro l'arrivo della delibera in Consiglio comunale - ha commentato il sindaco Luigi Brugnaro - da parte nostra la porta rimane sempre aperta a chi intende sedersi, ragionare e trattare. Faremo piazza pulita degli accordi sindacali precedenti, un ginepraio da cui è impossibile uscirne. I sindacati faticano a capire un ragionamento che li veda più dipendenti e meno proprietari". L'intento di Brugnaro è di migliorare la "governabilità" dell'azienda Casinò, ma le illusioni sono ben poche: "Si aprirà un periodo difficile - dichiara - con umiltà stiamo cercando di trovare soluzioni. Non è possibile che per spostare 20 slot serva un accordo sindacale".

BRUGNARO: "SENZA INTESA NOI DOVREMO ANDARE AVANTI"

All'orizzonte, per ora lontani ma comunque presenti, gli spettri degli esuberi e della chiusura della sede lagunare della Casa da gioco: "Capisco le difficoltà dei dipendenti - conclude Brugnaro - noi abbiamo la responsabilità di andare avanti e di pensare al futuro della società, che non verrà privatizzata. Presentiamo questo piano industriale affinché il Casinò torni a nobilitare la città e ad aiutare i servizi sociali del Comune". Si prevede l'attuazione di due ipotesi di piani pluriennali in cui si evidenzia il raggiungimento dell'equilibrio economico finanziario della società in uno dei quali è previsto il mantenimento dell'operatività delle due sedi di Ca' Noghera e di Ca' Vendramin, mentre nell'altro, nell'ipotesi che il primo piano non produca gli effetti previsti in termini di riequilibrio, è ipotizzata la chiusura della sede di Venezia a decorrere dal 1 gennao 2018, con le conseguenti ricadute in termini organizzativi e di esuberi dell'organico aziendale stimati in 150 dipendenti.

L'amministrazione comunale ha deliberato conseguentemente di approvare un aumento di capitale sociale Cmv spa, da erogarsi in più tranche entro il termine del 31 dicembre 2018, dell'importo massimo di 7 milioni di euro. Il primo versamento di 2.750.000 euro verrà versato immediatamente in sede assembleare a titolo di ripiano perdite e ricapitalizzazione della Casinò di Venezia Gioco spa. Poi il Comune di Venezia trasferirà alla Casinò di Venezia Gioco spa, tramite Cmv spa, altri 4.250.000 euro che saranno versati per la realizzazione degli investimenti di restyling della sede di Ca' Noghera, con la creazione di nuove aree da adibire al gioco, a seconda delle necessità finanziarie.

SINDACATI IN TRINCEA - Di tutt'altro avviso il fronte sindacale: "La rottura delle trattative non è stata causata dai rappresentanti dei lavoratori - attacca Salvatore Affinito, segretario della Slc-Cgil - ma dal Comune che deteneva il tavolo. A dimostrazione che l'azienda non esiste più. Con la chiusura della sede di Ca' Vendramin, simbolo del Casinò, si decreterebbe la fine della Casa da gioco. Cadrebbe il marchio, con conseguente chiusura del Casinò intero. Che è della città, non del sindaco. In centro storico è stato registrato un aumento di incassi significativo, ma forse si preferisce destinarla a feste e festicciole. E chissà chi paga". 
 

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